Toghe rosse, l'Anm lancia la mobilitazione contro la riforma della giustizia
L’Associazione Nazionale Magistrati prepara le barricate contro il Ddl Costituzionale di cui è in corso l’iter che prevede la separazione delle carriere. L’assemblea straordinaria dell’associazione, che si è svolta ieri a Roma proprio sulla riforma, ha visto l’approvazione di un documento finale, al termine di una seduta di cinque ore cui hanno partecipato circa 700 magistrati. Un punto della mozione prefigura senza mezzi termini il muro contro muro nei confronti del governo. «Avviare immediatamente una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui pericoli di questa riforma», si legge. Questi momenti, «sia a livello centrale che locale si articoleranno in diverse iniziative». E ancora, si annuncia «l’immediata istituzione di un comitato operativo a difesa della Costituzione aperto all’avvocatura, all’università, alla società civile, indipendente da ogni ingerenza politica, anche in vista di una possibile consultazione referendaria, per far conoscere alla cittadinanza i pericoli derivanti dalla riforma».
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Si mette nel novero delle iniziative anche «l’organizzazione di almeno una manifestazione nazionale da svolgersi in un luogo istituzionale significativo subito dopo l’eventuale approvazione in prima lettura della proposta di riforma». Inoltre, nel documento si prevede anche «l’indizione, in relazione all’iter parlamentare di discussione della riforma, di una o più giornate di sciopero per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli della riforma». Insomma, tra comitati e manifestazioni lo schema sembra ricordare quello di un attivismo proprio di un partito politico. L’assemblea dei magistrati è stata segnata dalla riproposizione delle ben note istanze ostili a qualsiasi cambiamento che il governo e la maggioranza, com’è legittimo nelle proprie funzioni, possono approvare. Secondo il presidente dell’Associazione, Giuseppe Santalucia, l’obiettivo della riforma, «al di là di quanto si dichiara, è la frammentazione come strategia di indebolimento sia del Csm che della magistratura e della sua esperienza associativa; non certo il rafforzamento del giudice, secondo le formule enfatiche del "giudice gigante", del "potenziare notevolissimamente" il suo ruolo e la sua figura, con cui il rappresentante del Governo ha magnificato qualche giorno fa la riforma dinnanzi all'assemblea della Camera dei deputati».
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Santalucia, poi, ingaggia anche un duello a distanza con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Quest’ultima, nell’intervento conclusivo di Atreju, aveva segnato l’obiettivo di «liberare la magistratura dal controllo della politica, anche dal controllo delle correnti politicizzate». E questa, aveva detto, è «una battaglia di civiltà per difendere il diritto di ogni magistrato capace e perbene di poter avanzare in carriera anche se non piega la testa al sistema delle correnti». Controreplica del presidente Anm: le dichiarazioni della premier, dice, sono «una forma di paternalismo di cui non avvertiamo il bisogno. I magistrati sanno governarsi autonomamente perché questo è tipico di ogni magistratura». La linea assunta dall’Anm e le parole del suo presidente suscitano reazioni nel centrodestra. Da Forza Italia, il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri osserva: «Santalucia senza sosta, senza conoscere domenica e giorni festivi, si impegna a raccontare fanfaluche con una dedizione degna di miglior causa. È lui che si presta all'uso politico della giustizia e sottomette la magistratura alle parti politiche che l'hanno messo in quell'incarico nell’Anm». E aggiunge: «Siamo noi che vogliamo liberare la magistratura dalla politica. Mentre Santalucia si illude di poter impedire con le sue parole riforme che ripristino la separazione dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario. Sono i Santalucia che rendono un'Italia peggiore, ma siamo noi che la renderemo migliore».
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