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Sangiuliano si arrende, dimissioni irrevocabili dopo il caso Boccia

Edoardo Romagnoli
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Gennaro Sangiuliano si è dimesso da ministro della Cultura. E, vista la piega che stava prendendo il Boccia-Gate, non poteva andare in un altro modo. Le voci di un suo arrivo a Palazzo Chigi iniziano a rincorrersi nel primo pomeriggio, poco prima delle 17 arriva la lettera in cui l’ormai ex ministro annuncia le dimissioni. Si rivolge alla premier «Caro Presidente, cara Giorgia» scrive «ti ringrazio per avermi difeso con decisione, per aver già respinto una prima richiesta di dimissioni». Sangiuliano lascia, dice, per non macchiare il lavoro fatto in questi due anni che non può essere fermato «per ragioni di gossip». Ribadisce che «mai un euro del Ministero è stato speso per attività improprie». Dice di essersi «attirato inimicizie» per «aver scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema». Lascia perché ha «bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo» e annuncia che farà un esposto alla Procura della Repubblica. Meloni dopo averlo ricevuto sale al Colle per consegnare nelle mani del Presidente Mattarella il decreto con le dimissioni del suo ministro. Lo stesso in cui, sempre su proposta della premier, viene nominato Alessandro Giuli come nuovo titolare del dicastero per la Cultura. Una volta firmato esce il comunicato di Palazzo Chigi. «Ringrazio sinceramente Gennaro Sangiuliano, una persona capace e un uomo onesto, per lo straordinario lavoro svolto finora, che ha permesso al Governo italiano di conseguire importanti risultati di rilancio e valorizzazione del grande patrimonio culturale italiano, anche fuori dai confini nazionali».

 

 

L’uscita di scena di Sangiuliano è di quelle cupe. Scuro in volto, l’ormai ex ministro, dopo il giuramento al Quirinale del suo successore, esce dal Collegio Romano ed entra nell’auto di servizio senza rilasciare dichiarazioni alle telecamere che lo attendevano fuori alla sede del Mic. «In lacrime vi abbraccio tutti» il commiato dell’ex direttore del Tg2 nella chat frequentata dai ministri del governo Meloni. E come alla fine di tutte le storie ora è tempo di riavvolgere il nastro. Inevitabilmente si torna a quel 26 di agosto quando Maria Rosaria Boccia esce dall’anonimato con una foto, postata sui social, che la ritrae accanto a Sangiuliano accompagnata dalla didascalia: «Grazie al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per la nomina a Consigliere del Ministro per i Grandi Eventi». In realtà, ma questo si verrà a sapere solo dopo, la nomina non è andata in porto e il 16 agosto Boccia è già stata buttata fuori dalle chat operative del ministro e dei suoi collaboratori. Da lì in poi gli eventi iniziano a rincorrersi in un botta e risposta fra Boccia e Sangiuliano che è andato avanti fino a ieri sera con l’intervista dell’imprenditrice a «In Onda» su La7. Lui sostiene che non è stato mai speso un euro pubblico per lei, Boccia replica di non aver mai pagato per le trasferte in qualità di consigliere. E su questo farà luce la Corte dei Conti.

 

 

Lui sostiene di averla conosciuta a maggio scorso, lei pubblica una foto di loro due insieme datata 5 agosto 2023. Lui sostiene che lei non ha mai avuto accesso a file riservati, lei posta i documenti che le arrivavano in copia sui percorsi dei ministri ospiti al G7 di Pompei. Lui sostiene che lei non ha mai usato l’auto blu da sola ma solo con lui per tragitti brevi, lei replica di averla usata anche per trasferte lunghe. Lui dice che c’era una «relazione affettiva», lei non conferma né smentisce. La situazione diventa insostenibile tanto da costringere Meloni a chiamare il suo ministro a Palazzo Chigi. In serata la premier va in tv e spiega di aver parlato con Sangiuliano «che mi ha assicurato» che «neanche un euro dei soldi pubblici degli italiani è stato speso per questa persona». Nel mentre Boccia prima replica a Meloni («questa persona ha un nome, un cognome e una carica») e poi fa sapere di essere stata chiamata dal ministro. Si arriva all’intervista del Tg1 dove Sangiuliano piange e chiede scusa alla moglie ma ribadisce che si tratta solo di gossip. Boccia replica con una intervista a La Stampa dove sostiene che qualcuno sta ricattando il ministro. La misura è colma. E si arriva alle dimissioni di ieri. Ora ci sarà tutto il tempo per Sangiuliano, lontano dai riflettori, di chiarire una vicenda che rischiava di tenere in scacco il governo in un momento troppo delicato.

 

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