Bari manda la sinistra in frantumi. Conte fa saltare il campo largo. Schlein: "Senza senso"
Sono le sette di sera quando Giuseppe Conte prende la decisione: «A Bari non ci sono più le condizioni per fare le primarie». E il campo largo crolla come un castello di carta travolto dallo tsunami dell’inchiesta per corruzione elettorale che ha portato ad altre dieci ordinanze di custodia cautelare e oltre 70 indagati. Giro di vite che si aggiunge a quello di fine febbraio con altri 130 indagati e un’inchiesta per voto di scambio-politico mafioso nella città governata dal sindaco Antonio Decaro, in procinto di candidarsi alle elezioni europee di giugno. Il tutto, con gli ispettori inviati dal ministro Piantedosi per valutare lo scioglimento del Comune in mano al Partito democratico.
Schlein va fuori di sé per la rottura di Conte a Bari. "Incomprensibile", cosa filtra
Elly Schlein è furiosa. Poco prima dell’uscita di Conte aveva cercato di rassicurare la base parlando di «vicenda gravissima» e garantendo che «il Pd non accetta voti sporchi e comprati». Non si aspettava che Conte gettasse tutto al vento. Fonti del Pd definiscono quella del leader pentastellato una «scelta incomprensibile». E aggiungono: «Se il Movimento 5 Stelle pensa di vincere da solo contro la destra, proceda pure. Ma abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno».
A sperare di trarre vantaggio da tutto ciò è Michele Laforgia, l’avvocato vendoliano sostenuto dai 5 Stelle che fino a ieri avrebbe dovuto verdersela alle primarie di questo fine settimana contro Vito Leccese del Pd, l’uomo di Decaro. Non a caso Conte lo ha già incoronato come paladino della «legalità» e della «trasparenza». In questo patatrac Schlein manda avanti Francesco Boccia, il suo uomo in Puglia: «Disertare le primarie è un errore. Ci vediamo alle urne, come sempre decideranno i baresi».