Covid, il “vaccino gate” della Ue e von der Leyen ora è nei guai
Il «Pfizer gate» rischia di travolgere Ursula von der Leyen a pochi mesi dalle elezioni del 9 giugno. La Procura europea ha aperto un’inchiesta sugli sms che la numero uno di Palazzo Berlaymont scambiò con il ceo di Pfizer Albert Bourla nei primi mesi del 2021, negoziando in prima persona l’acquisto di 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid. Una brutta tegola per Ursula che nutre fondate speranze di essere confermata alla guida della Commissione Ue anche per il prossimo quinquennio. La Procura europea (Eppo) è un organismo indipendente dell’Unione europea operativo dal 2021 e incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Ue. A svelare l’esistenza di questa inchiesta è stato il sito Politico.eu, secondo cui nessuno ancora è indagato in relazione al caso dei vaccini Pfizer. Ad indagare per prima era stata la procura di Liegi che mirava ad appurare presunte «interferenze nelle funzioni pubbliche, distruzione di sms, corruzione e conflitto di interessi». Tutto era partito da una denuncia dello scorso anno presentata dal lobbista locale Frederic Baldan, a cui si erano aggiunti altri due esposti del governo ungherese e di quello polacco. Quest’ultimo, però, dopo l’elezione di Donald Tusk lo scorso dicembre, pare che stia preparando il ritiro della denuncia. Entrambi i Paesi, Ungheria e Polonia, sono stati citati in giudizio da Pfizer per mancati pagamenti per le dosi di vaccini dopo aver interrotto le consegne, citando l’eccesso di offerta e la tensione finanziaria causata dalla guerra in Ucraina.
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A far scoppiare il caso per primo, però, è stato il New York Times nell’aprile del 2021. Il giornale della Grande Mela ha fatto anche causa a von der Leyen per non aver reso pubblico il contenuto di quei messaggi in seguito ad una richiesta ufficiale di accesso ai documenti. Non è mai stato chiarito cosa si siano detti e quanto questo scambio di messaggi abbia influito nella contrattazione del prezzo. E, soprattutto, se questa corrispondenza abbia avvantaggiato la multinazionale americana rispetto alla concorrenza. Tanto che adesso la Procura europea potrebbe perfino sequestrare i telefonini dei diretti interessati. Emblematico in tutta questa storia è quanto accaduto nel 2022, quando si è mosso anche il difensore civico dell’Unione europea Emily O’ Reilly, determinato a rendere pubblico il contenuto degli sms tra von der Leyen e Bourla. La Commissione in un primo momento ha fatto resistenza, poi a giugno di due anni fa si è decisa a rispondere. Una risposta che ha lasciato letteralmente di stucco O’ Reilly: «Quei messaggi non si trovano più». Sono spariti, volatilizzati. Per l’esecutivo comunitario «non c’è mai stata alcuna registrazione di tali messaggi». Non è chiaro se la presidente li abbia cancellati. Fatto sta che non sarebbe più possibile recuperarli. La spiegazione della Commissione, ovviamente, non ha soddisfatto il difensore civico, il quale ha bollato questa scarsa trasparenza come «cattiva amministrazione».
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Nei mesi sono piovute anche numerosi interrogazioni degli europarlamentari della Lega. Ma, anche in questo caso, la verità continua a restare avvolta da una fitta coltre di nebbia. Come sottolinea Politico.eu, la notizia che la Procura europea sta ora indagando sul caso rischia di sottoporre a un ulteriore esame il ruolo del presidente della Commissione nel mega accordo sui vaccini che, complessivamente, avrebbe un valore di oltre 20 miliardi di euro. Senza contare possibili sprechi. Basti pensare che sarebbero avanzate ben 4 miliardi di dosi. Il sito di Politico fa sapere di aver posto anche una domanda diretta via posta a von der Leyen. La risposta è stata lapidaria: «È stato detto e scambiato tutto il necessario a riguardo. Aspetteremo i risultati». A conferma della totale volontà di non affrontare pubblicamente il tema e alimentando, in questo modo, i sospetti di chi ritiene che quella trattativa «diretta» von der Leyen-Bourla non sia stata quantomeno corretta.
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