Pd a brandElly: Elly decide, il partito si spacca. Bonaccini minaccia il forfait
Elly Schlein ha voluto dare l'impressione di un Nazareno dove è tutto rose e fiori, coni componenti della segreteria che le hanno chiesto all'unanimità di scendere in campo alle Europee. La leader del Pd poi è andata in tv da Floris per annunciare urbi et orbi la coppia LuciaAnnunziata-Antonio Decaro (la giornalista capolista, il sindaco di Bari al secondo posto) che correrà nella circoscrizione Sud. Peccato che il vertice convocato d'urgenza due giorni fa, per cercare di tamponare il caso Emiliano-Decaro, sia stato l'esatto contrario. Sarebbe più corretto parlare di una «segreteria dei lunghi coltelli», con pezzi del partito che hanno già dissotterrato l'ascia di guerra. L'aria che si respirava ieri in Transatlantico tra le truppe dem era tutt'altro che distesa. I mal di pancia arrivano soprattutto da Base riformista, che fa capo a Dario Franceschini, e da Energia popolare, la corrente di Stefano Bonaccini.
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A battere i pugni sul tavolo, raccontano gli spifferi del Nazareno, sarebbe stato Alessandro Alfieri, che non ha gradito l'annuncio in tv di Elly e che guarda caso nelle scorse settimane si era lamentato per il no del partito al terzo mandato che danneggia Bonaccini. Il malcontento di Alfieri è lo stesso che arriva dagli "orlandiani", l'area del partito che guarda all'ex ministro della Giustizia. Ma quello che si sta consumando in casa dem è essenzialmente uno scontro aperto per le poltrone. Partiamo dal Sud. La scelta di puntare sul tandem Annunziata-Decaro ha fatto infuriare Pina Picierno, attuale europarlamentare da sempre molto critica con Schlein, che rischia di essere retrocessa addirittura al quinto posto a causa della parità di genere. Il clima è teso anche se guardiamo a Nord Est, dove Bonaccini avrebbe dato la sua possibilità a candidarsi come secondo in lista dietro a Schlein. Ma se il leader dovesse optare per un posto più “arretrato” tutto cambierebbe. Il presidente dell'Emilia Romagna, infatti, non avrebbe alcuna intenzione di presentarsi agli elettori dietro Annalisa Corrado, l'ecologista dura e pura componente della segreteria e fedelissima di Elly.
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Poi c'è la circoscrizione Centro. Qui lo scontro interno si fa incandescente. A far esplodere il partito rischiando di essere la figura di Marco Tarquinio, l'ex direttore dell'Avvenire. Base riformista non gradisce affatto le sue posizioni spiccatamente anti-Nato, nel senso che Tarquinio non ha mai nascosto la sua netta contrarietà Il paladino Lgbtqia+ non ha dimenticato l'attacco al suo ddl che fece il giornalista L'eurodeputata contro la conduttrice che rischia di farla slittare quinta in lista all'invio di armi a Kiev. Potrebbe andare bene a Giuseppe Conte, ma non certo a parlamentari dem come Lorenzo Guerini e Lia Quartapelle, che guardano preoccupati anche alla figlia del fondatore di Emergency Cecilia Strada, naturalmente poco propensa ad inviare forniture militari all'infinito. Tarquinio non piace nemmeno ad Alessandro Zan, il paladino dei diritti Lgbtqia+, il quale non ha mai dimenticatole parole che il giornalista pronunciò nel 2021 sul suo disegno di legge: «Il ddl Zan? La gente non si educa con i sabati fascisti, va bene una legge che dicano all'omofobia, ma qui si introducono fattispecie di reato ambigue».
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È un vero e proprio cortocircuito. Anche perché a non volere Tarquinio sarebbe puro Nicola Zingaretti. L'ex governatore della Regione Lazio rischia di trovarsi di fronte un gruppo fin troppo nutrito di concorrenti interni. Oltre a Il bonacciniano non ha gradito l'annuncio in tv di Schlein sul sindaco e Annunziata in lista L'ex governatore irritato per troppe candidature di peso al Centro, come quella del sindaco Tarquinio, nella circoscrizione Centro, dovrebbe fare i conti anche con il sindaco uscente di Firenze Dario Nardella, il quale ormai ha messo le tende a Roma al fine di garantirsi un buon posto in lista.
Se poi in mezzo ci mettiamo le mire di Marco Furfaro il patatrac è garantito. Il pistoiese braccio destro di Schlein starebbe lavorando da tempo a scalzare Eugenio Giani dalla Toscana dove si voterà il prossimo anno. E se a giugno dovesse "cadere" anche Firenze, con la complicità dei renziani, se ne vedranno delle belle.