Governo, via libera ai test psicoattitudinali per i magistrati
Via libera del Consiglio dei ministri all’introduzione dei testi psicoattitudinali per l’accesso alla professione di magistrato. L’Anm è sulle barricate, le opposizioni vanno all’attacco ma il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, difende il provvedimento. «Non è affatto un’invasione di campo da parte del governo nei confronti della magistratura. Tutta la procedura di questo test è affidata al Consiglio superiore della magistratura», spiega il Guardasigilli in conferenza stampa al termine del Cdm di oggi. «L’esame psicoattitudinale - sottolinea - è previsto per tutte le funzioni più importanti del Paese, per i medici, per i piloti di aereo, ma è soprattutto previsto per le forze dell’ordine. Il pm è il capo della polizia giudiziaria: è possibile non sottoporre al test psicoattitudinale chi ha la direzione della polizia giudiziaria?». E ancora: «Abbiamo assistito a una polemica di cui mi rammarico come ex magistrato. Ho letto addirittura che sarebbero stati istituiti dei test periodici dei magistrati in servizio. No, riguarda soltanto l’ingresso in magistratura. Quindi, tutto quello che abbiamo sentito sulle valutazioni periodiche della psiche dei magistrati sono vuote astrazioni polemiche». Il titolare della Giustizia poi specifica che l’esame, che si terrà dopo le prove scritte, non riguarda i concorsi in atto, ma entrerà in vigore successivamente. Ad occuparsi del test psicoattitudinale - sottolinea - sarà «un professionista, scelto nell’ambito di vari professionisti che sono docenti universitari titolari di insegnamenti nelle materie psicologiche, quindi non dei dilettanti. Ma la valutazione finale è sempre rimessa alla commissione, che decide sull’esito delle prove scritte e orali. Quindi, parlare di interferenza o quasi di oltraggio all’indipendenza della magistratura è, secondo noi, assolutamente improprio». Le critiche non mancano. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, non le manda a dire: «Più che una sciagura, è una norma simbolo al di là dei contenuti di dettaglio. Sappiamo che la bozza è stata modificata. Lo scopo era creare una suggestione nell’opinione pubblica: questi magistrati hanno bisogno di un controllo psichico o psichiatrico. La prova è stata annacquata, prima era una terza prova di cui non si sapevano i contenuti, oggi diventa un colloquio nella prova orale».
Anche dalle opposizioni arriva un coro di ’nò alla misura. «Dopo le pagelle, arrivano i test psicoattitudinali per i magistrati. Coronano così il sogno prima di Licio Gelli e poi di Silvio Berlusconi e continuano l’azione di delegittimazione verso chi deve contrastare i delinquenti, il crimine organizzato e ogni forma di malaffare. Un totale ribaltamento dei ruoli. I magistrati italiani sono già costantemente valutati, questi test rispondono solo alla volontà del governo Meloni di screditare il potere giudiziario», sbottano i rappresentanti del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato. E per il Pd il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Federico Gianassi, segnala: «Questa misura non era contenuta nello schema sottoposto alle Camere e al parere del Csm e questo è molto grave perché viene scavalcato un organo costituzionale. Del resto, il cambiamento è radicale e si porta dietro molte questioni aperte e nebulose su cui è fondamentale andare a fondo: come saranno fatti questi test, da chi e cosa si andrà a indagare?». Plaude, invece, all’iniziativa il consigliere laico del Csm, Enrico Aimi. «L’introduzione dei test psicoattitudinali - osserva - per l’accesso in magistratura non va visto né come uno strumento punitivo per i magistrati, né come una camicia di forza all’ordine giudiziario, ma come il riconoscimento della fondamentale funzione che la magistratura esercita. Valutare positivamente l’ipotesi dell’introduzione di simili test non è un tabù se finalizzato a garantire l’ingresso in magistratura delle più alte professionalità».