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Al bar con i boss: "Votate per Decaro". Le accuse di Bari Connection

Rita Cavallaro
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«Se c'è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel Comune di Bari, io rinuncio alla scorta». Il sindaco dem Antonio Decaro difende con le unghie e con i denti il ruolo di paladino antimafia che ha confezionato nell'immaginario collettivo. Lui che è stato vittima di minacce della criminalità non accetta nemmeno l'ombra sulla sua rettitudine, a costo di mettere al rischio la propria vita e a rinunciare alla protezione, qualora venga ravvisato il minimo sospetto che la Sacra Corona Unita possa aver allungato le sue mani sul Comune di Bari. E allora sarebbe il caso che, anziché urlare e piangere in conferenza 1 stampa, Decaro chieda udienza al giudice Giulia Romanazzi, il presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Bari che, il 22 febbraio scorso, ha disposto l'interdittiva antimafia dell'Amministrazione giudiziaria per l'Amtab Spa, la società dei trasporti pubblici in house del Comune del capoluogo pugliese. Perché per il Tribunale non c'è «un solo sospetto di infiltrazione della criminalità», ma «sufficienti indizi per ritenere che il libero esercizio di determinati sistemi economici, gestiti da Amtab Spa, sia direttamente che indirettamente sottoposto alle condizioni di intimidazione odi assoggettamento previste dall'art. 416-bis c.p. (ipotesi dell'impresa vittima)» della mafia.

Il giudice ripercorre la «caratura criminale del gruppo mafioso» sotto il controllo del boss Savino Parisi, capo indiscusso dell'omonimo clan, attraverso una serie di intercettazioni e prove documentali che reggono , Il boss Savino Parisi, a capo dell’omonimo clan L’avvocato Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale e marito di Lorusso l'impianto accusatorio, mostrando il livello di infiltrazione della famiglia mafiosa nei gangli vitali della città e delle istituzioni locali. Ma c'è di più. Perché nel provvedimento che motiva la misura interdittiva, agli atti è tirato in ballo lo stesso sindaco Decaro, accusato da un pentito di aver avuto il sostegno elettorale del boss Parisi già tra il 2008 e il 2010, in tempi non sospetti rispetto al terremoto giudiziario scatenato dalla maxi operazione "Codice interno", l'inchiesta della Dda sul voto di scambio politico-mafioso per le Comunali del 2019, che ha portato in manette 130 persone, tra cui la consigliera entrata nella maggioranza di Decaro, Maria Carmen Lorusso, e suo marito, l’avvocato ed ex consigliere regionale Giacomo Olivieri. A puntare il dito contro il paladino della legalità dem è il pentito Nicola De Santis, detto "il pezzato", il quale, in un interrogatorio del 17 gennaio 2019, oltre a illustrare le infiltrazioni del clan e le assunzioni pilotate nella società dei trasporti, ha confessato ai magistrati: «Per quanto riguarda l'assunzione di Parisi Massimo all'Amtab, ricordo che questi si era impegnato nelle campagne elettorali di Decaro e Giorgio D'Amore alla circoscrizione zona Japigia Torre a Mare tra il 2008 e il 2010; gli incontri sono avvenuti circa 7 mesi prima o al massimo un anno prima dell'assunzione successiva di Parisi Massimo all'Amtab». Il pezzato aggiunge che «si trattava di elezioni locali e Decaro era all'Assessorato dei Trasporti. Alla riunione che avvenne nei pressi di un bar nella piazza di Torre a Mare, area pedonale, partecipai anche io e vi erano Decaro, il padre Giovanni, D'Amore Giorgio, Parisi Massimo, De Tullio Michele ed altri. De Tullio Michele mi disse che dovevamo sostenere Decaro e Parisi Massimo sarebbe stato così assunto». A quell'incontro con l'attuale sindaco, insomma, ci sarebbe stata tutta la cupola del clan, decapitata nell'operazione del febbraio scorso, tra cui Massimo Parisi, fratello del boss Savino poi assunto in Amtab nel 2011, e Michele De Tullio, detto "sotto ghiaccio" e cognato del nipote di Savino Parisi.

Personaggi che hanno stretto così tanto nella morsa la città di Decaro da vantarsi di decidere tutto loro. "La famiglia sta": è in questa intercettazione che è racchiuso l'elevato livello di infiltrazione del clan Parisi a Bari, che all'Amministrazione lasciava le briciole. «Ricordo che al concerto di Alessandra Amoroso e Luciano Ligabue», continua il pentito De Santis riguardo agli affari dell'organizzazione criminale, «avvenuti poco prima della mia collaborazione tra il 2016 e il 2017», dunque sotto la giunta Decaro, «il clan prendeva soldi anche nei parcheggi comunali, quelli per intenderci segnati dalle strisce blu. Quindi De Tullio Michele permetteva al clan di guadagnare illecitamente danaro, 5 euro a macchina in aree Amtab», ma «garantiva comunque una entrata nelle casse comunali per non creare sospetti». Insomma, altro che un solo sospetto per rinunciare alla scorta. Qui ci sono gli elementi del crimine che hanno necessitato l'amministrazione giudiziaria.

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