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Roberto Speranza non si candida in Basilicata e dà la colpa ai no vax

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In seguito alle accuse ricevute per aver creato il problema Basilicata, Speranza rompe gli indugi e spiega agli alleati le ragioni della sua mancata candidatura, che avrebbe evitato i continui tira e molla tra Pd e M5S. «Continuano incessanti – scrive su Facebook – le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia no vax. Sono continue le istigazioni all’odio personale sui social.

Clima peggiorato da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, che mi costringe ancora a vivere sotto scorta». Queste le argomentazioni che avrebbero indotto il compagno Roberto a non dare una disponibilità perle prossime elezioni di aprile, nonostante i ripetuti appelli dei big progressisti. Ultima Rosy Bindi che gli aveva attribuito la responsabilità di quanto avvenuto a Potenza e dintorni: «Ha sbagliato – aveva riferito alla Gruber, in un’ospitata a Otto e Mezzo – a rifiutare. Ci sarebbe stata l’unità di tutto il centrosinistra e probabilmente avrebbe vinto le elezioni».

 

Una posizione su cui si erano trovati diversi pezzi da novanta del Nazareno, che superando anche le solite correnti avevano puntato su di lui. Sia Schlein che lo stesso Conte, infatti, già diversi mesi fa, avevano chiesto al ministro dei giorni bui del lockdown e dei vaccini, di fare un passo in avanti per il campo largo. A loro parere avrebbe rappresentato al meglio l’accordo che in Sardegna ha consentito alla Todde di spuntarla sul candidato del centrodestra.

Un impegno, però, mai accettato dal diretto interessato, che invece aveva indicato Chiorazzo, profilo su cui non si è riusciti a trovare l’intesa, aprendo così prima alla soluzione mai partorita di Lacerenza e poi al piano last-minute Piero Marrese, presidente della Provincia di Matera, su cui non sono mancate le polemiche dopo che Azione e Italia Viva hanno chiuso col centrodestra.

A far luce sulle cause di un cammino più arduo del previsto, comunque, è proprio Speranza, secondo cui non ci sarebbe stata alcuna scelta strategica dietro la mancata discesa in campo. Risponde, dunque, a quei critici secondo i quali avrebbe temuto un calo di popolarità, come indicato a più riprese dai sondaggi.

«Ho letto – chiarisce – alcune ricostruzioni, a mio giudizio insensate, che partono sempre da una rimozione di fondo che per me è inaccettabile: cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell’essere stato ministro della Salute durante la pandemia».

A tutto ciò, poi, si sarebbe aggiunta un’altra ragione, a suo parere non banale, ovvero quella di non tradire i campani, che gli avevano dato fiducia alle ultime politiche: «Sono stato eletto – spiega ai suoi follower – solo un anno e mezzo fa alla Camera, stringendo un patto con gli elettori del collegio di Napoli che mi hanno dato fiducia. Ho sempre trovato surreale il salto da una candidatura all’altra in un tempo così breve, come se le istituzioni fossero dei taxi, infischiandosene del mandato popolare». Addirittura sostiene che tale modus operandi non è consono al suo rispetto per le istituzioni. Dalla pandemia ai troppi impegni, il post, intanto, fa rumore e non poco sulla variegata platea dei social. Oltre ai like e ai numerosi ringraziamenti per il lavoro svolto durante un periodo non semplice per l’Italia e l’Europa, non sono mancati i commenti da parte di chi lo accusa di volersi sfilare da un confronto elettorale incerto e in cui non basta qualche frase a effetto per spuntarla. Detto ciò, l’ex ministro parla di scelta di rispetto, considerando che chi si candida alla guida della Basilicata, a suo parere, «deve essere pronto a dare tutto se stesso, 24 ore al giorno, anteponendo questa funzione a ogni altro pensiero o preoccupazione».

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