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Basilicata, perché Roberto Speranza non si candida: "Mi minacciano di morte"

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«Sento il dovere di chiarire le ragioni per cui non ho dato, già molti mesi fa, la disponibilità a candidarmi alla guida della Regione Basilicata. Ho letto alcune ricostruzioni, a mio giudizio insensate, che partono però sempre da una rimozione di fondo che per me è inaccettabile: cosa ha significato e quali siano le conseguenze dell’essere stato ministro della Salute durante la pandemia da Covid 19». Così Roberto Speranza in un post su Fn. «Chi in queste ore ha accostato il mio nome alla candidatura a Presidente della Regione Basilicata rimuove il carico di responsabilità che ho avuto sulle mie spalle negli oltre tre anni di mandato a cui ha fatto seguito anche una clamorosa inchiesta giudiziaria. Non è un caso che durante il mio mandato da ministro della Salute si siano succeduti ben 4 ministri francesi, 3 ministri della Gran Bretagna e 2 della Germania. È stato un carico di lavoro inimmaginabile, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, senza alcuna pausa con decisioni quotidiane che incidevano sulla vita quotidiana di milioni di italiani. Questa storia non può essere rimossa. E il lavoro incessante che ho fatto, dando tutto me stesso, non può essere sottovalutato». «A Giugno del 2023 ho guidato la comunità di Articolo Uno ad aderire al nuovo Pd di Elly Schlein che avevo sostenuto al congresso di febbraio. Da quel momento sono un semplice deputato di opposizione. Non ho chiesto nessun incarico né a livello di partito né a livello di gruppo o di commissione. A chi parla di "generosità" vorrei ricordare che il prezzo che io e i miei affetti più cari abbiamo pagato per l’impegno degli anni del Covid è stato altissimo e purtroppo non si è ancora esaurito».

 

 

 

«Mi pesa essere costretto a parlarne pubblicamente, non sarebbe nella mia natura farlo, ma credo che oggi sia necessario - prosegue Speranza - per comprendere la situazione. Continuano incessanti le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia no vax. Sono continue le istigazioni all’odio personale sui social e anche da parte di un pezzo limitato ma molto rumoroso del mondo editoriale. Questo clima, ulteriormente peggiorato da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, mi costringe ancora a vivere sotto scorta con tutto ciò che questo comporta per me e per i miei cari». «Con queste argomentazioni, essenzialmente di natura personale, ho chiesto ai due leader di Pd e 5 Stelle di non considerare la mia disponibilità a candidarmi alla guida della Regione per le prossime elezioni di aprile. L'ho fatto anche per rispetto alla terra che amo, la mia Basilicata. Chi si candida a guidarla dev'essere pronto a dare tutto se stesso, 24 ore al giorno, anteponendo questa funzione a ogni altro pensiero o preoccupazione. Proprio come ho fatto io negli anni da ministro. Candidarsi a guidare una regione è una scelta di vita che richiede un impegno totale. Giudico offensivo anche solo pensare ad un lavoro part time come qualcuno sembrerebbe suggerire». «Sono ragioni che credo meritino rispetto. A queste considerazioni per me essenziali ne aggiungo un’altra non banale. Sono stato eletto solo 1 anno e mezzo fa alla Camera dei Deputati stringendo un patto con gli elettori del collegio di Napoli che mi hanno dato fiducia. Ho sempre trovato surreale il salto da una candidatura all’altra in un tempo così breve, come se le istituzioni fossero dei taxi per passare da un incarico all’altro infischiandosene del mandato popolare. Non è il mio modo di servire le istituzioni. Spero che queste poche righe servano a chiarire il senso delle mie scelte».

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