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Italia viva, il chiarimento di Faraone: “In Basilicata con bardi altrimenti era il caos”

Edoardo Romagnoli
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L’alleanza con il centrodestra in Basilicata e le prospettive a livello nazionale ed europeo. Il capogruppo alla Camera di Iv, Davide Faraone, fa il punto con Il Tempo.

Come è nata la decisione di appoggiare Bardi?
«Il presidente della Basilicata è un uomo delle istituzioni, un moderato per natura e vocazione. Per noi di Italia Viva alla fine è naturale sostenerlo. L’alternativa mi pare il caos. La Basilicata ha bisogno di sfruttare le opportunità, con una alleanza più larga Bardi raccoglierà stimoli nuovi».

È la dimostrazione che il campo largo ha fallito o considerate l’ipotesi di poter risedervi a un tavolo in cui ci siano anche Pd e M5S?
«Dalla Basilicata arriva la conferma di uno schema già abbastanza rodato, Conte boccia tutti candidati del Pd, propone il suo e la Schlein organizza la campagna elettorale. È chiaro che in questo modo il campo largo, che ormai assomiglia sempre di più ad un campo santo, perderà anche i prossimi appuntamenti elettorali. Contenti loro..»

Il modello Basilicata potrà ripetersi anche in Piemonte?
«Noi di italia viva valuteremo le forze in campo, nell’interesse dei piemontesi e non seguendo le ideologie. Intanto la situazione è questa: la ex sindaca Appendino ha stoppato qualsiasi nome, per arrivare all’incoronazione dei suoi. Il Pd stremato da un confronto interno che dura da mesi, e con due candidati già in campo, alla fine ha scelto. E dire che c’era un modo diretto e democratico per preparare le elezioni: le primarie. Ai tempi della segreteria Renzi, le abbiamo fatte tutti, anche tra i sindaci ancora in carica, da Sala, a Gori, a Nardella. Ora con Elly Schlein si è imposto un altro metodo: abrogare le primarie, chiedere a Conte e accettare i suoi veti. Se ne vedono i risultati».

 



C’è stato un dibattito durato a lungo su chi fra IV e Forza Italia avrebbe sottratto voti all’altro ora che siete insieme a che risultato puntate?
«In Basilicata si gioca una partita per i lucani, punto. Alle Europee da soli, o in compagnia, il nostro obiettivo è quello di favorire un profondo cambiamento in Europa. Vogliamo una Commissione che torni ad essere vicina ai cittadini, al sistema produttivo, e che rientri finalmente nei tavoli globali dove si decide, con una politica estera e di difesa unica».

Più in generale potrebbe diventare un’alleanza strutturale a livello nazionale?
«Se si riferisce alla Basilicata, la risposta è no. Siamo lontani anni luce dal sovranismo inconcludente di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, noi di Italia Viva siamo fortemente europeisti».

Per le Europee è ancora in piedi l’ipotesi della lista di scopo con +Europa o andrete da soli?
«Decideremo insieme ai nostri amici nei prossimi giorni. Come è noto, siamo molto interessati ad una lista che abbia le caratteristiche che riassumevo prima, bisogna dare rappresentanza politica a tante persone che si sentono stritolate tra una maggioranza chiacchierona, che però aumenta le tasse e fa raddoppiare gli sbarchi, ed il camposanto che abbiamo visto all’opera in Basilicata. In ogni caso siamo pronti a correre da soli, senza paura».

 



E se andrete da soli, qual è l’obiettivo che vi siete posti?
«Stiamo girando l’Italia, sentiamo un’aria positiva, siamo ottimisti. Vede anche le recenti assoluzioni sul caso Consip, dimostra che la macchina del fango iniziò il suo sporco lavoro contro di noi. Abbiamo subito per anni una campagna, spesso anche con toni violenti, di totale denigrazione. La recente sentenza ha fatto piazza pulita di tutte le mostruosità che sono state dette, a reti unificate, contro di noi. Magari è l’occasione per fare una campagna elettorale a viso aperto, senza pregiudizi».

Renzi vorrebbe Mario Draghi al posto di Ursula von der Leyen, perché sarebbe il profilo ideale?
«Le dico la verità, Giorgia Meloni dovrebbe essere la prima a fare il tifo per Draghi. L’ex governatore della Bce, non è la migliore garanzia per un partito o per un altro, lo è piuttosto per l’Europa e per i cittadini. E quindi per una Presidente del Consiglio che quasi sempre in contesti europei è in enorme difficoltà».

 

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