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Casa green, la stangata. Ecco chi paga il conto: i numeri dell'emergenza

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Alessio Gallicola
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Avanti di questo passo, il nostro sarà un Paese senza più famiglie proprietarie della loro stessa casa. Perché l’Europa vuole così. E i fondi non aspettano altro che avventarsi sull’ultimo, vero, affare italiano: il mattone. Siamo da sempre quelli che, “se hai una lira, investila nella casa di proprietà”. Solida, sicura. Avere un tetto sulla testa, anche se le cose vanno male, è sempre meglio che non averlo. E’ il refrain che ha fatto grande l’Italia dal boom economico in poi. E non è un caso che più del 50% delle abitazioni degli italiani risalgano a quell’epoca, gli anni Cinquanta. Ma chi sono i proprietari di case oggi in Italia? Le stime catastali dell’Omi e dell’Agenzia delle Entrate, aggiornate al 31 dicembre del 2022, raccontano un Paese con quasi 78 milioni di unità immobiliari. Di queste, solo poco meno di dieci milioni non generano valore. Il resto, cioè più di 67 milioni di immobili, ha prodotto rendite catastali per oltre 38,3 miliardi di euro. Più della metà di questo immenso tesoro immobiliare è composto da abitazioni.

 

 

Sono 35,5 milioni. Intestate, per la stragrande maggioranza, a persone fisiche. Gente in carne e ossa, nomi e cognomi, donne e uomini. La sproporzione è evidente. Oggi, l’88% delle unità immobiliari italiane appartiene a loro. La stragrande maggioranza degli immobili italiani ha un proprietario con tanto di nome, cognome e codice fiscale. Soltanto l’11 per cento dello stock italiano, invece, rientra nella proprietà di società, enti o persine giuridiche. Italiani brutti, sporchi e cattivi? O, peggio, furbetti dell’evasione? Macché. Le persone fisiche, sulle loro abitazioni, hanno pagato all’Erario, solo nel 2022, qualcosa come 23,3 miliardi di euro. È molto più della metà dell’intera rendita fiscale italiana. Che è stimata in circa 38 miliardi di euro. Un dato in crescita, rispetto all’anno precedente, dello 0,5%. In soldoni, è proprio il caso di dirlo, si tratta di 237 milioni di euro in più.
Ma non è finita qui. Se per gli italiani la casa è sempre stata il salvadanaio per eccellenza, lo Stato, e gli enti locali, la ritengono un bancomat.

 

 

Solo di Imu, gli incassi hanno sfiorato i 21 miliardi di euro. Di Irpef, grazie anche all’inasprimento delle aliquote per quelli non locati, sono arrivati in cassa quattro miliardi e mezzo. Con la cedolare secca, il Fisco ha potuto contare su 3,1 miliardi. Tra Iva, imposte di registro e ipoteche varie, l’Erario ha incamerato più di 12 miliardi. E l’imposta di successione ha garantito allo Stato un altro miliardo. A conti fatti, in un anno le casse pubbliche si sono ritrovate – rispetto al 2021 – un miliardo in più. E alla fine, tanto per non farci mancare nulla, c’è la Tari. Che, da sola, vale undici miliardi. Insomma, poveri proprietari di casa. Costretti a sborsare cifre rilevanti in termini di imposte e ora pure sotto attacco dell’Europa, che vorrebbe trasformarli in inquilini. Magari di serie B.

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