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Lega, nessuna fronda di Fedriga: “Salvini in pensione? Macché, dobbiamo restare uniti”

Edoardo Romagnoli
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Sui media continuano a rimbalzare dei rumors che vedrebbero la Lega in subbuglio, scontenta del leader Salvini e pronta a sostituirlo con Massimiliano Fedriga. Il Tempo ha intervistato il governatore del Friuli per capire come stanno le cose all’interno di via Bellerio.

Governatore si racconta di una Lega spaccata e pronta a pensionare Salvini. È così?
«La Lega deve rimanere unita e presentare una proposta politica di prospettiva. La valorizzazione dei territori e delle specificità sono un valore aggiunto importante, non solo per la Lega che ne è protagonista, ma per tutto il territorio nazionale».

Dalle audizioni in Antimafia di Melillo e Cantone è emerso un dossieraggio anche sui finanziamenti al partito. Cosa ne pensa?
«Non me la sento di parlare come Lega perché non è un problema solo nostro è un problema di un Paese democratico. A me preoccupa molto e spero che ci sia una presa di posizione collettiva non soltanto della politica ma del sistema Paese che condanni questi atti illeciti. Il rischio è quello di impoverire la nostra democrazia. Sorprende che in passato ci siano state qualche dichiarazioni, di una certa area politica, che gridavano alla fine della democrazia, cosa che al tempo appariva ridicola, e invece su casi come questi non ci sia una sollevazione ugualmente importante».

 

 

Si sono appena svolte le elezioni in Abruzzo, come commenta il risultato della Lega?
«Ci sono elezioni che portano un grande risultato elettorale, altre che invece sono più difficili. Noi dobbiamo avere un progetto di lungo periodo, non possiamo pensare che ogni tornata elettorale sia la fine del mondo. Dobbiamo capire ovviamente come aumentare i consensi in determinati territori non c’è dubbio, ma non possiamo pensare che tutto sia basato sul consenso di quella singola tornata perché altrimenti un partito rischia di fare dell’avanspettacolo per catturare l’attenzione in quel determinato momento non riuscendo a presentare un progetto di prospettiva per il Paese».

In questa coalizione la Lega non rischia di essere in una posizione di subalternità rispetto a chi la guida (Meloni e FdI)?
«Quando ci sono le coalizioni è normale che sia un partito predominante. Penso a quando c’era Forza Italia partito egemone o quando lo era la Lega. Oggi FdI ha delle percentuali che ne fanno la forza egemone. Però penso che all’interno del centrodestra si sono sempre trovate le sintesi necessarie per un’offerta di governo, che sia locale o nazionale, costruttiva. Quindi non mi preoccupano le percentuali dell’uno o dell’altro mi preoccuperebbe se la coalizione perdesse voti ma finché riusciamo a governare insieme e abbiamo una maggioranza importante nel Paese penso che nessuno possa lamentarsi».

 

 

Dalle Europee cosa si aspetta?
«Le Europee sono una partita importante perché condizionano inevitabilmente anche le politiche nazionali che il governo può esercitare. Per questo non è una partita da sottovalutare. Però mi auguro che a livello europeo ci sia una coalizione, preferirei di centrodestra ma dico anche di centrosinistra, che possa vincere. Perché il problema dell’Europa in questi anni è stato il compromesso al ribasso nel tentativo di tenere insieme due famiglie politiche che la pensano in modo diametralmente opposto su molti temi. Una condizione che ha impoverito e indebolito l’Europa. Il nostro Continente è un vaso di coccio fra le grandi potenze mondiali. Serve una linea che ora manca».

Le candidature dei civici possono aiutare a canalizzare consensi?
«Sicuramente nomi di visibilità nazionale possono aiutare nel consenso ma devono essere bilanciati da rappresentanti del territorio perché è quello che ha sempre contraddistinto la Lega: portare il territorio all’interno delle istituzioni nazionali ed europee».

 

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