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Marsilio, l'accusa dopo la conferma: "Contro di me e la mia famiglia istinti bestiali"

Edoardo Romagnoli
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Marco Marsilio è stato riconfermato dopo una campagna elettorale piena di veleni con attacchi anche personali. Il Tempo ha intervistato il governatore per fare il punto di queste settimane.

Presidente ora dovrà far fede alla promessa fatta a Un Giorno da Pecora e tagliarsi la barba?
«Mi hanno già chiamato dovrò mantenere la parola».

Chi ha sentito dell’opposizione?
«Mi ha chiamato questa mattina D’Amico, anche Conte mi ha chiamato».

Quando ha capito che avrebbe vinto?
«Si è capito subito che ce l’avremmo fatta, fin dai primi exit poll . Devo dire che ho sempre percepito durante la campagna elettorale che avessimo questa forza e questo vantaggio».

La narrazione per cui era appaiato con D’Amico spinto dal vento di Sardegna l’ha preoccupata?
«Hanno voluto creare una narrazione sul campo larghissimo e il vento di Sardegna che poi si è rivelata essere solo una strategia per provare a chiamare a raccolta l’elettorato di centrosinistra.
Abbiamo assistito a una calata in forze delle corazzate editoriali e politiche che le hanno provate tutte».

Pensa alla vicenda di Travaglio?
«Anche, la vicenda di Travaglio è stata vergognosa, hanno ripreso delle notizie vecchie, trite e ritrite, già smentite, false e non documentate. Tra l’altro cinque anni fa non venne neanche utilizzata, forse i candidati di allora e i partiti dell’epoca erano stati più accorti e più corretti. Invece in questa occasione come hanno sentito il sangue della preda si sono scatenati gli istinti più bestiali».

Ha mai temuto di non vincere?
«Ci sono stati dei momenti, soprattutto “ perché circolavano dei sondaggi poco rassicuranti. Il margine di vantaggio c’è sempre stato ma non in maniera ampia, ma la percezione che avevamo sul territorio era positiva».

È stata una campagna più dura del solito?
«Io ho 40 anni alle spalle di campagne elettorali, ho iniziato che avevo 16 anni ed ero al liceo, è vero che non sempre le fai sulla tua pelle come candidato di punta però oggettivamente c’è stato a un certo punto uno scatenarsi di un fuoco di fila. Per questo è la soddisfazione è stata doppia. Una vittoria che poteva sembrare più facile e che invece è stata molto gratificante per il contesto in cui è avvenuta».

A un certo punto l’hanno anche tacciata di non essere abruzzese.
«Alla Schlein che mi accusava di non essere abruzzese ho dovuto rispondere perché mi è sembrato davvero curioso che una donna con quella storia personale non comprendesse la mia. Per altro non so chi glielo ha consigliato come strategia di attacco perché cinque anni fa venne utilizzato con un minimo di fondamento visto che ero nuovo nell’agone sul territorio abruzzese, ma dopo cinque anni che sono stato qui continuare a fare il giochetto che non esisto, non ci sto, non lo conosco, non so quanti mari ha, ma guarda che balzano, quanto è stupido, mi è sembrato surreale».

Si è dato una spiegazione?
«Forse hanno optato per questa strategia perché quando ci siamo confrontati sui contenuti non hanno avuto argomenti e nei confronti diretti non c’è stata partita».

E ora, che succede?
«Ci sono talmente tante cose in corso che riprenderemo il lavoro che stavamo facendo, non c’è una cesura sostanziale. Certo ci sarà qualche settimana di assestamento perché devi provvedere a rinominare la giunta a ricostruire gli equilibri d’aula, con l’inevitabile contorno di ambizioni personali e bilancini politici per trovare gli equilibri. Il rapporto con gli alleati è buono».

Secondo lei perché si è cercato di dare a queste regionali una valenza nazionale?
«Avevano tutto l’interesse a caricarla sperando nel colpaccio. Però era altrettanto chiaro che il governo sarebbe andato avanti comunque. Certo le vittorie sono un balsamo per chi le conquista, tengono su il morale e danno anche coraggio e una conferma empirica per l’apprezzamento del lavoro fatto. Adesso ci concentriamo sulla Basilicata e sul Piemonte».

Qual è stata la cosa più brutta di questa campagna?
«Le calunnie che hanno colpito me e la mia famiglia che dovevano risparmiare».

E la più bella?
«La più bella è stata avere mia moglie tutto il giorno con me. Non capita spesso. Purtroppo la campagna elettorale è finita e torneremo a vivere le nostre giornate separati per ritrovarci la sera sempre Conte permettendo».

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