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Pd, Schlein non rinnega il campo largo dopo la batosta. Ora ci riprovano in Basilicata

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La sconfitta in Abruzzo non cambia la linea di Elly Schlein. Una linea che «è sempre la stessa dall’inizio, dalle primarie», dicono i suoi. Ovvero quel ’testardamente unitari’ che però, nonostante l’ampia coalizione, non è servito ad espugnare l’Abruzzo che ha nitidamente confermato il meloniano Marco Marsilio presidente. Ma per Schlein non è l’anno zero del campo progressista. Anzi, la segretaria rilancia. Si sofferma sullo «scarto» ridotto tra le due coalizioni per dire quella è la direzione. «Unendo le nostre forze attorno a una visione comune abbiamo riaperto la partita e ridotto» lo scarto che c’era all’inizio della campagna elettorale. «Questo ci sprona a continuare a batterci con ancora più determinazione per costruire un’alternativa solida».

 

 

Sulla Basilicata è quello che si sta cercando di fare anche in queste ore. Si confida che a breve, dopo il confronto tra le forze politiche con Angelo Chiorazzo, possa chiudersi la partita su una candidatura unitaria. Dalle parti dell’area riformista dem arriva un alert alla segretaria a far contare di più, nella partita delle candidature, il peso del Pd. Dopo il podio di primo partito in Sardegna, l’Abruzzo vede i dem in crescita con il 20% e passa (11 punti in più rispetto alle regionali del 2019) e i 5 Stelle in caduta in libera. Dall’analisi del voto oggi in Senato con Francesco Boccia si evidenzia un «buco nero» a L’Aquila. «Nessuna spocchia ma Conte riconosca la nostra centralità», dicono dalla minoranza dem.
 

 

Schlein però si muove in maniera più ’laica’ privilegiando la coalizione e la competitività della proposta messa in campo. La soluzione migliore per vincere, insomma. Sempre che la coalizione tenga. A differenza di quanto accaduto in Abruzzo con il crollo dei 5 Stelle. E c’è chi osserva tra i dem che per Conte è arrivato il momento di scegliere: vuole stare in una coalizione per vincere o coltivare il proprio orticello? Nell’attesa la minoranza chiede a Schlein di accelerare sulle liste per le europee. Nell’ottica di pensare intanto a rafforzare il Pd nel voto proporzionale: «Dobbiamo mettere in campo la squadra. La forza dei nostri amministratori in lista può portarci un paio di punti percentuali». Quanto alla costruzione dell’alternativa con le altre forze di opposizione, 5 Stelle in primis, non arrivano voci in controtendenza nel Pd nonostante la prova non brillante degli alleati. «E quale altra strada ci sarebbe? Togli un pezzo ed è pure peggio», dice un big vicino a Schlein in Transatlantico. Ma è una valutazione trasversale nel Pd.

 

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