Dossieraggio, è Salvini gate: come volevano azzopparlo, date e nomi
Lo avevano attaccato perché sosteneva di essere perseguitato dalla stampa, avevano cercato di demolirlo ad ogni nuovo scoop e oggi, nell’inesorabilità della legge del contrappasso, scopriamo che Matteo Salvini aveva ragione. Perché l’inchiesta de Il Tempo, con lo studio degli atti della maxi indagine di Perugia sugli spioni dell’Antimafia, va al di là dell’incredibile mole di accessi abusivi e documenti riservati, trafugati dal pm Antonio Laudati e dal finanziere Pasquale Striano per recapitarli al team di giornalisti del Domani. Evidenzia un modus operandi che rende ancor peggiore la caccia all’avversario politico, a quel mostro con le sembianze del centrodestra, soprattutto della Lega, da abbattere a colpi di campagne stampa.
"Due emergenze", cosa c'è dietro il silenzio imbarazzato della sinistra sugli spioni
Ricostruendo le date degli accessi e dell’invio dei dossier ai giornalisti, i filoni delle inchieste sbattute in prima pagine e i momenti della vita politica in cui venivano pubblicate, emerge un meccanismo di informazione che non possiamo chiamare con il termine abusato di macchina del fango, ma certamente attacco sistematico. Tra i trecento nomi nel mirino del dossieraggio, 38 di esponenti della Lega sono passati, secondo l’accusa illegalmente, dalle banche dati al giornale. Che ha portato avanti una campagna stampa martellante, grazie alla mostruosa documentazione inviata da Striano al cronista Giovanni Tizian dal maggio del 2018 all'ottobre del 2022, periodo in cui il finanziere ha condiviso ben 337 documenti coperti da segreto. Una piccola parte rispetto a quelli realmente inviati e al vaglio dell’inchiesta secretata di Perugia. Tra le ordinanze e i dettagli finanziari usciti dal colabrodo dell’Antimafia, ci sono sei file mandati da Striano il 10 giugno 2019 a Tizian, con oggetto «pagliuso... troverai omonimi».
"Raccolta certosina": Sechi contro Fittipaldi, cosa non torna sugli spioni
Antonio Pagliuso è un nome che pesa, perché è ritenuto un affiliato della ’ndrangheta. Arrestato per droga nel 2013 e liberato, le cimici lo registrano di nuovo mentre Salvini è in tour in Calabria per festeggiare la vittoria elettorale del 4 marzo 2018. Il 20 settembre 2021, sul Domani, il direttore Emiliano Fittipaldi insieme a Tizian lancia la bomba: «La 'ndrangheta vota Lega: ecco i verbali dei boss». Pagliuso intercettato dice di avere votato per il candidato della Lega, Domenico Furgiuele. E aggiunge di essersi recato nell’abitazione del fratello del politico «il giorno prima che venisse Salvini».
Il 25 agosto 2021 l’ombra della criminalità viene gettata sul parlamentare Claudio Durigon, dossierato il 19 luglio e sbattuto in prima pagina con una foto insieme all’imprenditore Natan Altomare, il cui accesso abusivo sui sistemi e relativo invio al giornalista risale al 9 marzo. L’articolo titola: «Durigon e l’uomo vicino ai clan di Latina: ecco la foto che imbarazza il governo».
Tizian e l’altro indagato Nello Trocchia, nel pezzo, descrivono Altomare come l’organizzatore delle serate politiche per Durigon e la Lega, durante la campagna elettorale del 2018 e precisano che «la foto ottenuta da Domani conferma il rapporto stretto tra i due». Stessa sorte per l’europarlamentare Matteo Adinolfi, il cui nome viene cercato nel sistema analisti il 2 ottobre 2021 per «L’inchiesta sui clan che fa tremare la Lega di Salvini nel Lazio», puntualmente pubblicata la mattina seguente. Dal Lazio alla Lombardia la musica non cambia. Il governatore Attilio Fontana è vittima del controllo abusivo in banca dati il 7 ottobre 2020, quando scoppia il caso «camici». E non da solo, perché Striano controlla anche la moglie e la società Dama Srl, inviando lo stesso giorno a Tizian file che sfociano nell'inchiesta «Conti all’estero, polizze e scudi fiscali: tutti i segreti di casa Fontana», pubblicata il 25 gennaio 2021. Le spiate sull’europarlamentare Susanna Ceccardi del 22 agosto 2022, invece, servono soltanto per un articolo del giorno dopo sui peggiori candidati della Lega, in cui ci schiaffano il compagno della Ceccardi, Andrea Barabotti. C’è pure lo sfottò «La marcia su Reggio Calabria della Lega che odiava i meridionali», uscito l’8 ottobre sul candidato sindaco Antonino Minicuci, sul quale Striano manda sei file riservati a Tizian l’8 settembre, da cucinare in vista delle elezioni.
Lo spin doctor Luca Morisi è oggetto dell’accesso abusivo il 27 settembre 2021, quando esce la vicenda della cessione della droga. E infine la storia che è il chiodo fisso del Domani, ormai da anni: Gianluca Savoini e i soldi da Mosca. Il suo nominativo viene controllato dal finanziere il 18 giugno 2020 e l’articolo di Tizian, insieme all’altro indagato Stefano Vergine, esce il 28 maggio su L’Espresso: «Trasferimenti illeciti di fondi pubblici: l’affare che fa tremare la Lega di Matteo Salvini». Numerosi però sono le spiate sugli altri protagonisti della vicenda, disseminati negli atti dal 2018 in poi. Materiale copioso, visto che continua a fornire spunti per nuove ombre su Salvini. L’opera ultima è del 6 febbraio scorso, quando Tizian e Vergine hanno firmato sul Domani «Caso Metropol – Lega, a trattare con Savoini c’era l’agente dei servizi russi».