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Dossieraggio Capitale, spuntano anche i nomi di Rampelli, Michetti e Sorbello

Rita Cavallaro
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Un dossier Capitale, commissionato da un misterioso burattinaio per tentare di impedire il cambiamento a Roma. Il sistema di spionaggio, al quale dal 2019 al 2022 si sarebbe dedicato illecitamente il finanziere della Direzione Nazionale Antimafia Pasquale Striano, era stato messo in moto, seppur non si sa ancora perché e per ordine di chi, anche nella corsa alla poltrona per il sindaco di Roma. Tra i trecento nomi a livello nazionale oggetto delle interrogazioni abusive nelle banche dati riservate, spuntano infatti i protagonisti dell’ultima kermesse elettorale del Campidoglio, finita con l’elezione del dem Roberto Gualtieri. Era il marzo del 2021 e il centrodestra aveva già avviato le consultazioni interne per la scelta del candidato unitario da indicare per la corsa allo scranno più alto di Roma. Dal quartier generale di Fratelli d’Italia il nome che trapelava era quello di Fabio Rampelli, un big del partito, fedelissimo di Giorgia Meloni e fortemente legato al territorio.

 

 

Nonostante la possibile candidatura del parlamentare fosse soltanto un’indiscrezione per addetti ai lavori, l’8 marzo 2021 il luogotenente della Guardia di Finanza interroga la banca dati Siva, sul portale analisti, per individuare la presenza di segnalazioni per operazioni finanziarie sospette proprio nei confronti di Rampelli. L’aspirante candidato sindaco iniziò dunque ad essere spiato seppure, oltre a non essere sospettato di alcun crimine, non fosse stato, fino ad allora, nemmeno indicato dal partito. Che la scelta potesse cadere su Rampelli lo sapevano in pochi, tanto che solo diverse settimane dopo il parlamentare iniziò ad affrontare la questione, rispondendo ai cronisti sulla possibilità che il centrodestra scegliesse il nome con le primarie. Primarie che non ci furono e, tra tavoli e confronti, venne fuori Enrico Michetti. Ufficializzato con un comunicato unitario il 9 giugno, il professore e speaker radiofonico a Radio Radio era già finito sotto la lente dell’investigatore dell’Antimafia il 27 maggio 2021, quando il Siva registra l’accesso di Striano alla banca dati per uno screening abusivo su presunte attività illecite. Insomma, un modus operandi fin troppo fosco, in cui confluiscono , perfino personaggi da spy story. È il22 luglio, a campagna elettorale già entrata nel vivo, quando misteriosamente il luogotenente avvia un accertamento su Roberto Sorbello. Un nome che può non indicare nulla ai più e che, invece, è quel Mr. Wolf che guidava il Cerimoniale della Camera e che conosce tutti i segreti e i misteri che si sono consumati nelle stanze dei bottoni.

 

 

Da Luciano Violante, anch’egli oggetto di una ricerca illecita nel 2022, a Pierferdinando Casini, passando per Fausto Bertinotti, Gianfranco Fini e Laura Boldrini: in quel Gotha di Montecitorio, Sorbello ha perfezionato rapporti e la giusta esperienza nell’oliare relazioni politiche e diplomatiche, al punto da essere denominato proprio Mr. Wolf, l’alias che richiama la figura del risolutore di problemi del film Pulp Fiction. Nel 2017 Sorbello, ormai in pensione, aveva risposto alla chiamata dell’ex sindaco Virginia Raggi, finita in un polverone per presunte anomalie nelle firme della sua candidatura. E Mr. Wolf accorse in suo aiuto, assistendo la pentastellata negli incontri e nelle interviste. Resta però un mistero, al momento, il motivo per il quale il risolutore è finito nel dossieraggio della nuova corsa al Campidoglio.

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