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Dossieraggio, l'inchiesta di Perugia accende lo scontro politico

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Accende lo scontro politico l’inchiesta della Procura di Perugia sul monitoraggio abusivo di archivi informatici riservati di centinaia di soggetti, tra cui diversi esponenti politici (ministri compresi) personaggi dello spettacolo e dello sport. Sono un quindicina gli indagati da parte della procura guidata da Raffaele Cantone: tra loro il tenente della guardia di finanza Pasquale Striano, in servizio presso la Procura nazionale antimafia, presunto autore di circa 800 accessi abusivi, molti su figure vicine al centrodestra e Antonio Laudati, già sostituto alla Procura nazionale antimafia. Tra gli indagati tre giornalisti del quotidiano «Il Domani». L’inchiesta nasce da un esposto presentato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, alla procura di Roma dopo un articolo pubblicato dal quotidiano, in merito ai compensi ricevuti dal ministro per le consulenze svolte, in passato, per la società Leonardo. Il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo e Cantone, titolare dell’inchiesta, saranno ascoltati presso la Commissione antimafia (rispettivamente il 6 e il 7 marzo) e il Copasir.

«Sul dossieraggio illegale la Commissione Antimafia svolgerà le audizioni dei procuratori Melillo e Cantone e acquisirà tutti gli atti, esaminandoli con la dovuta serenità. Per questo, senza imbarazzo e lungi dall’esprimere giudizi, riteniamo sia opportuno che il vicepresidente Cafiero De Raho si astenga dal partecipare alle sedute che riguardano l’inchiesta perché all’epoca dei fatti era il Procuratore nazionale antimafia. È quanto ho fatto presente, assieme ad altri colleghi, nella seduta dell’ufficio di presidenza della Commissione Antimafia di oggi» così in una nota il vicepresidente della Commissione, Mauro D’Attis. «Quella che sta emergendo è una vicenda molto grave, una iniziativa al di fuori della legge e della Costituzione. Bisogna essere fermi, ne va della qualità della nostra democrazia. Faccio notare che il primo a subirlo e a denunciarlo è stato Matteo Renzi. Allora molti si girarono dall’altra parte con un certo compiacimento. Questo è quello che accade quando si innescano meccanismi fuori controllo» dice a Tgcom24 il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva e componente del Copasir.

«Dopo l’esposto del ministro della Difesa Guido Crosetto tre giornalisti del quotidiano "Domani" sono finiti sotto inchiesta a Perugia per accesso abusivo e rivelazione di segreto. Ai tre cronisti e all’intera redazione del quotidiano va la nostra solidarietà. La loro unica colpa è quella di aver raccontato la verità», così in una nota Sabrina Pignedoli, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. «La legge professionale n. 69/1963 e la legge sulla privacy del 1996 tutelano il segreto dei giornalisti sulla fonte delle notizie. Chi dalla destra parla di dossieraggio lo fa solo per gettare fumo negli occhi dei cittadini: le uniche intenzioni dei giornalisti infatti erano quelle di raccontare notizie e non di ricattare i potenti come invece fa chi fabbrica dossier. Consideriamo tutta questa vicenda dunque come un grave sopruso ai danni della stampa libera», conclude Pignedoli. «Non c’è nessun dossieraggio per quello che ci riguarda, lo ha detto anche Cantone». A parlare, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, è Emiliano Fittipaldi, direttore del Domani, intervistato da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. In questa inchiesta «io non vedo nessun danneggiato, se ad ora la Procura dice che non ci sono dossieraggi, chi dovrebbero essere i danneggiati?», si è chiesto il giornalista.

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