Legge natura, ecco l'ultima eurofollia. Lollobrigida: "Va fermata"
Entro il 2030, gli Stati membri dovranno bonificare almeno il 30% degli habitat. Percentuale che aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Torna l’inaspettata maggioranza ambientalista al Parlamento europeo, dando il via libera alla cosiddetta «Legge Natura». Segnando, di conseguenza, una sonora sconfitta del centrodestra e dell’estrema destra. Dunque, un colpo di scena a Strasburgo, dove viene riesumato il controverso regolamento Ue per il «ripristino della natura». Il voto finale di ieri ha visto una vittoria del fronte ambientalista capeggiato dal commissario Frans Timmermans: 329 eurodeputati favorevoli all'accordo sul regolamento, 275 contrari e 24 astenuti. Lo scenario politico registra una spaccatura del Ppe: un gruppo di 25 europarlamentari ha espresso voto favorevole, contrapposti a 115 contrari, tra cui tutti i rappresentanti italiani, e 10 astenuti. Le fratture non si sono limitate al solo ai popolari ma anche al gruppo Renew, composto principalmente da Liberali. I Socialisti e Democratici, invece, hanno votato in modo quasi unanime a favore del regolamento come i Verdi che hanno dimostrato una coesione, con nessun contrario e solamente due astenuti. Anche la Sinistra ha espresso un voto favorevole, con soli tre contrari e nessun astenuto. Mentre tutti e cinque gli eurodeputati del M5s, più il fuoriuscito Giarrusso, hanno votato a favore.
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Ma entriamo nel merito del provvedimento. Il primo step, prevede che ogni singolo Stato membro dovrà attuare delle politiche al fine di ripristinare almeno il 30% del suo habitat naturale, partendo dal presupposto che attualmente in tutti i Paesi Ue oltre l'80% è in cattivo stato. In pratica, lo Stato membro dovrà ripristinare gli ecosistemi degradati che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli. Gli Stati membri dovranno garantire, inoltre, che le zone ripristinate non tornino a deteriorarsi in modo significativo e dovranno adottare dei piani nazionali di ripristino che indichino nel dettaglio in che modo intendono raggiungere gli obiettivi. Nulla da eccepire. Il fatto è che per questa politica europea Bruxelles non sborsa un euro scaricando il gravoso onere a ogni singolo Stato. Il che vuol dire che questi soldi da una parte dovranno essere sottratti. A meno che non ricadranno sulle spalle degli agricoltori. Appena la notizia è arrivata proprio agli agricoltori, la categoria è esplosa. «Si prospetta un’altra strada in salita tra rischi sul potenziale produttivo e ulteriori oneri» commenta la Cia- Agricoltori Italiani dopo il via libera del regolamento comunitario. «Con la nuova normativa verrà messo a rischio il potenziale produttivo del settore» tuona Confagricoltura.
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«È una legge senza logica che, tra le altre cose, diminuisce la produzione agricola», puntella invece Coldiretti. Sul fronte politico, lo scenario rispecchia quello di Strasburgo. «È proprio un esempio di quell’approccio ideologico e di quel percorso che va fermato, perché ha messo in ginocchio il nostro sistema produttivo» afferma il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Per l’eurodeputato di Forza Italia, Salvatore De Meo, «purtroppo nonostante le condivisibili rivendicazioni del mondo agricolo, ancora in corso, è prevalso un approccio ideologico». «Un attacco feroce soprattutto a chi vive e lavora nella natura, come gli agricoltori» scandiscono il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini e il capo delegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. Per l’euro deputata della Lega Isabella Tovaglieri, «gli agricoltori dovranno destinare porzioni di terreni coltivati e di fiumi alla ricostruzione degli ecosistemi, sottraendoli alle attività produttive». I verdi gongolano. Il deputato di AVS Angelo Bonelli, evoca addirittura un poeta romano: «Come ci ricorda Ovidio nei suoi antichi testi, un terreno a riposo produrrà di più in futuro». Per il Pd, infine, «è una legge indispensabile per proteggere il Pianeta, dare futuro all`agricoltura e agli agricoltori».