Elezioni Sardegna, mea culpa del centrodestra: "Impariamo dalla sconfitta"
Poco dopo le due del pomeriggio i tre leader del centrodestra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, diramano una nota congiunta con cui assicurano che valuteranno i «possibili errori commessi» nelle elezioni sarde, ma sottolineano anche la sostanziale tenuta dei partiti della coalizione. Può sembrare un paradosso. Come è possibile sostenere che non c’è un calo di consenso se il candidato governatore, Paolo Truzzu, ha perso contro i pronostici della vigilia? Eppure, è proprio così. I freddi dati non mentono. Il risultato definitivo (anche se ci sono ancora 19 sezioni mancanti che andranno riconteggiate) parla chiaro. Truzzu, arrivato secondo con il 45% delle preferenze, ha preso 5.379 voti in meno delle liste che lo appoggiavano. Alessandra Todde, la nuova presidente di Regione di centrosinistra, che ha vinto con il 45,4%, ha ottenuto 40.389 voti in più dei partiti che la sostenevano. Cosa significa tutto ciò? Semplice: tra chi ha votato centrodestra cinquemila elettori non hanno messo la «X» su Truzzu, mentre ci sono oltre quarantamila sardi che hanno scelto Todde ignorando i partiti di sinistra, dal Pd ai 5 Stelle. Si chiama voto disgiunto, o franchi tiratori se vogliamo. In Fratelli d’Italia, seppur non ufficialmente, si sospetta che gli alleati non abbiano sostenuto compatti il candidato scelto direttamente da Giorgia Meloni.
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Non è un mistero il lungo braccio di ferro che ha portato a scartare il governatore uscente Christian Solinas, sostenuto da Salvini, in favore del sindaco di Cagliari, espressione di FdI. Il giorno dopo il voto le recriminazioni nel centrodestra sono scontate. Ma c’è anche l’esigenza di guardare avanti. Per questo motivo, i tre leader nazionali, scrivono queste righe: «I dati disponibili sul voto in Sardegna consegnano una vittoria per meno di tremila voti alla candidata del centrosinistra Alessandra Todde sul candidato di centrodestra Paolo Truzzu. Siamo rammaricati per il fatto che l'ottimo risultato delle liste della coalizione di centrodestra, che sfiorano il 50% dei voti, non si sia tramutato anche in una vittoria per il candidato presidente. Da queste elezioni, dunque, non emergerebbe in Sardegna un calo di consenso per il centrodestra. Ma rimane una sconfitta sulla quale ragioneremo insieme per valutare i possibili errori commessi. Continueremo a lavorare imparando dalle nostre sconfitte come dalle nostre vittorie». È il paradosso di cui dicevamo prima. Le liste di centrodestra hanno ottenuto 333.873 voti, pari al 48,8%, quelle di centrosinistra 290.720 (42,6%). È evidente, quindi, che il problema sia stato il candidato. Ieri si è tenuto un tavolo di coalizione, a livello nazionale, in cui è stata fatta la disamina del voto. In FdI la sconfitta del candidato scelto da Meloni pesa, soprattutto per il risultato di Cagliari, capoluogo di cui Truzzu è stato sindaco. «Il numero dei voti disgiunti è superiore a quello della Lega - si fa notare - anche, pensando male, i conti non tornano». Più che altro si guarda al Partito sardo di azione, anche se non come a operazione studiata a tavolino, come rappresaglia per la mancata ricandidatura dell’ex governatore Solinas.
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Adesso tutti gli occhi del centrodestra sono puntati sui prossimi appuntamenti elettorali. In primis l’Abruzzo. Poi, la Basilicata, dove FdI dovrebbe appoggiare la candidatura dell’uscente forzista Vito Bardi, il Piemonte dove corre nuovamente Alberto Cirio, e l’Umbria. In quest’ultima Regione, la Lega mette le mani avanti: «Donatella Tesei ha governato bene. Non accetteremo che a Perugia succeda quanto successo a Cagliari o a Terni», afferma il vice di Salvini, Andrea Crippa, facendo capire che il suo partito non accetterà nuove prove di forza sui candidati. Nel pomeriggio Meloni ha chiamato Todde per congratularsi. È lei stessa a scriverlo sui social: «Le ho telefonato per porgerle i miei auguri di buon lavoro. Ci tengo a ringraziare Paolo Truzzu e tutta la coalizione del centrodestra, che con le sue liste si conferma la più votata dagli elettori. Le sconfitte sono sempre un dispiacere, ma anche un'opportunità per riflettere e migliorarsi. Impareremo anche da questo». Non tutti però in Sardegna si sono ancora arresi. «Si sta facendo strada la possibilità di chiedere ufficialmente un riconteggio delle schede», dice la deputata sarda Barbara Polo, coordinatrice provinciale di FdI a Sassari, che si fa portavoce di una richiesta che «sta arrivando dal territorio, dai nostri ma anche da altri gruppi. Auspico e spero che il mio partito chieda il riconteggio». Ma Truzzu ha già reso l’onore delle armi all’avversaria. E fa mea culpa: «Il responsabile sono io, è chiaro che c’era malcontento. Poi quando si perde di circa duemila voti c’è una serie di fattori. Se avessimo iniziato a lavorare prima, magari ora staremo discutendo di un altro risultato».