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Giustizia più civile, come cambia il processo: digitale, atti corti e riti veloci

Dario Martini
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Si parla di molto di riforma del processo penale, ma una delle piaghe della giustizia italiana è sicuramente la durata eccessiva di quella civile, una delle più lente d’Europa. In base alle ultime rilevazioni per arrivare al termine dei tre gradi di giudizio ci vogliono in media 2.215 giorni: 1.063 in Cassazione, 620 nelle corti d’appello e 532 nei tribunali. È evidente quanto mai sia necessario accorciare questi tempi. È proprio in questa direzione che si muove lo schema di decreto legislativo proposto dal Guardasigilli Carlo Nordio e approvato nell’ultimo Consiglio dei ministri che va ad apportare alcune modifiche alla riforma Cartabia. Ora dovrà passare al vaglio del Parlamento.

Gli interventi per accorciare e semplificare i procedimenti civili sono circa 200. Le modifiche approvate dal Cdm riguardano in particolare la fase introduttiva, ma non vanno a toccare la riforma nel suo complesso andando a correggere quelli che sono stati considerati i punti critici. Tra le novità maggiori ci sono sicuramente il maggiore ricorso al rito semplificato, l’estensione della possibilità di emettere ordinanze anticipatorie di accoglimento o rigetto, il maggiore utilizzo della posta elettronica certificata (pec). Come ha fatto notare il ministero della Giustizia, «il buon funzionamento della giustizia civile è uno dei principali fattori di attrazione dei capitali esteri».

Una delle curiosità che saltano all’occhio, nel leggere lo schema di decreto, è l’intervento sulle sentenze dei giudici che dovranno essere più «contenute». In pratica, si va a incidere direttamente sulla scrittura degli atti giudiziari. Tra l’altro, già con decreto ministeriale dell’agosto scorso venivano indicate il numero massimo di pagine e battute per gli atti degli avvocati: non oltre 80 mila battute e 40 pagine per citazioni e atti difensivi conclusivi.

 

Il provvedimento si inserisce nel quadro degli impegni assunti con il Pnrr ed è volto, come detto, a garantire maggiore speditezza. Proprio per quanto riguarda la velocità del processo, infatti, si punta a rendere più semplice il passaggio dal rito ordinario a quello sempliGiorni La durata media del processo civile in primo grado In secondo grado è paria 620 giorni In Cassazione a 1.063 ficato. In questo modo si conta di ridurre almeno di quattro mesi la durata complessiva. In che modo? Senza entrare troppo nei tecnicismi, sarà possibile anticipare la decisione del giudice che potrà avvenire subito senza attendere la prima udienza di comparizione.

Sempre riguardo al rito semplificato verranno ampliate le possibilità di ricorrervi in una serie di circostanze come le cause di opposizione al precetto e i decreti ingiuntivi. Inoltre, il valore probatorio delle scritture contabili, al fine di ottenere un decreto ingiuntivo, non sarà più condizionato alla corretta esecuzione degli obblighi di bollatura e vidimazione: ora sarà sufficiente che le scritture siano tenute, anche con strumenti informatici, conformemente alle prescrizioni di legge.

Poi c’è la svolta digitale. Si potrà ricorrere alla pec per le intimazioni dei testimoni e per le citazioni. Inoltre, verrà eliminata una serie di disposizioni che prevedevano il deposito di atti presso la cancelleria, anche ai fini della loro notificazione, e la necessità, per l’avvocato, di eleggere domicilio in un comune situato nel circondario dell’ufficio giudiziario adito.

Per cento Tra gli obiettivi del Pnrr c’è la riduzione di questa quota degli arretrati Il ministro Nordio ha più volte sottolineato i risvolti positivi di un accorciamento dei processi. «Sulla riforma della giustizia civile si gioca il futuro della nostra economia», ha detto nel novembre scorso, ribadendo le priorità del suo dicastero, a partire da un settore cruciale che è risultato oggetto di oltre la metà degli interventi programmatici in Parlamento. Come anticipato, tutti questi interventi di semplificazione sono legati al Pnrr.

Gli sforzi del governo, infatti, mirano ad allineare il nostro Paese alle direttive e agli accordi presi con la Commissione europea, soprattutto nell’ambito dello smaltimento dell’arretrato, da abbattere del 90 per cento in pochi anni. Ma le iniziative del dicastero di Via Arenula non finiscono qui. A fine gennaio il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha ricordato «la recente costituzione di un dipartimento per la Transizione digitale consentirà di rispondere alle esigenze di privati e aziende, soprattutto nel settore del processo civile. Affrontiamo il cambiamento con fiducia ha aggiunto - consapevoli che alcune iniziali difficoltà saranno superate. Un primo obiettivo è già stato raggiunto nel 2023: il processo civile telematico è stato esteso ai giudici di pace». Il traguardo è sempre lo stesso: fare dell’Italia un Paese affidabile a livello internazionale.

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