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Bce, ossessione per i deliri green: chi non si allinea al totalitarismo verde è fuori

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Negli ambienti delle istituzioni europee, una nuova domanda potrebbe presto diventare parte integrante dei colloqui di assunzione: "Cosa pensa di Greta Thunberg?". L'adesione alle nuove dottrine verdi sembra essersi trasformata in un requisito essenziale per chi aspira a lavorare presso la Banca Centrale Europea, aprendo un dibattito su libertà di pensiero e confini accettabili. La discussione, riferisce Libero, è stata scatenata da Frank Elderson, uno dei sei membri del comitato esecutivo della Bce, che ha dichiarato, durante una riunione interna, "Non voglio più queste persone", riferendosi a coloro che non credono negli obiettivi ecologici di Bruxelles. Questo veto alle assunzioni ha sollevato interrogativi sulla libertà di pensiero e sul trattamento di chi ha idee non conformi agli standard.

 

 

La protesta tra i funzionari della Bce è scoppiata, con dibattiti interni sulla necessità di poter discutere apertamente sul cambiamento climatico e sul ruolo della banca in questo contesto. La Bce, guidata da Christine Lagarde, ha già preso misure nel 2022, interrompendo ogni legame con aziende considerate poco attente all'ambiente e rifiutando l'acquisto di bond di società “sporche". Elderson è stato definito da alcune fonti anonime del suo staff come un dirigente "autoritario" che ha compromesso l'ideale di diversità e inclusione. Tuttavia, la risposta istituzionale è stata sorprendente: anziché scusarsi e prendere le distanza, Lagarde ha sottolineato il valore della diversità, inclusa la diversità di pensiero, pur mantenendo l'adesione al "green deal" europeo come requisito. All’interno dell’Ue, insomma, c’è un pensiero unico sul futuro green e sul clima.

 

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