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Firenze, Montanari contro il Pd: "Come si sono ridotti"

Christian Campigli
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Una paura evidente, concreta, impossibile da nascondere. Nel teatro Puccini erano numerosi gli “infiltrati” pronti a relazionare sull'iniziativa di Tomaso Montanari, il rettore dell'Università per Stranieri di Siena, che ha lanciato la sua creatura, l'Associazione 11 agosto (data della liberazione del capoluogo toscano dai nazisti). Un'entità “orgogliosamente di sinistra”, che certamente si presenterà alle prossime elezioni di giugno. Con ogni probabilità in una coalizione con Cecilia Del Re (ex assessore defenestrato dal sindaco Dario Nardella, per visioni divergenti sul passaggio della tramvia in piazza del Duomo) e i Cinque Stelle, che non paiono intenzionati ad appoggiare la dem Sara Funaro. “Molti di noi si aspettano anche che grazie al lavoro di 11 agosto nasca nelle prossime settimane una Lista civica che sia perno di una grande coalizione per le elezioni del 9 giugno. Una lista civica che sia un soggetto diverso e completamente autonomo dall'associazione, con un altro nome e un suo statuto. Io personalmente mi impegnerò anche perché questa lista civica nasca e sono disposto a partecipare: a candidarmi capolista di questa lista civica, se decideremo che serve. Ma la lista ci sarà se tante persone che non l'hanno mai fatto, decideranno di fare altrettanto”.

 

 

 

Non mancano poi gli attacchi diretti e senza sconti al Pd. “Le città toscane sono passate a questa destra perché il governo di questo Pd assomiglia sempre di più a un sistema di potere, di spartizione. Un sistema che garantisce solo chi ne fa parte. Un ufficio di collocamento che trova lavoro solo ai suoi dirigenti. Quando oggi ci dicono che va tutto bene; che nulla a Firenze andrebbe cambiato; che sono stati così bravi a governare che viviamo nel migliore dei mondi possibili, ebbene la cosa grave è che ci credono davvero. Sul serio non c'è nulla da cambiare - ha aggiunto il professore - in una città in cui un cono gelato costa più di un'ora di lavoro della persona che sta al bancone e lo serve? Non stanno mentendo: è che non riescono più a vedere nulla che non sia il loro potere. Dopo anni e anni a Palazzo Vecchio, la missione con cui ci sono arrivati è persa nelle nebbie, dimenticata, irraggiungibile. Ed è esattamente per questo che Firenze rischia di fare la stessa fine delle altre città toscane dove oggi governa il centrodestra”.

Nelle segrete stanze, il Pd inizia ad avere davvero paura. L'ipotesi di un allargamento della coalizione ai renziani appare sempre più complicata, in particolar modo dopo l'alt di Calenda (senza dimenticare quello, già ribadito più volte, di Fratoianni). E così, dopo aver chiesto le dimissioni di Eike Schmidt (che verrà presentato dal centrodestra tra la fine del mese e l'inizio di marzo), il sindaco Dario Nardella ha avanzato la medesima preghiera anche a Tomaso Montanari. Una supplica rimandata, immediatamente, al mittente. Un segnale, fin troppo evidente, di una inedita debolezza politica. Perché oggi, come non mai, le persone più esperte ed intelligenti (e, certamente, Nardella è tra queste) sanno che il voto di giugno sarà tutt'altro che scontato. Una partita, quella sulle rive dell'Arno, che, come ha ricordato Matteo Renzi, sarà decisiva anche per la segreteria dem. “Se il Partito Democratico perde a Firenze, Schlein perde la segreteria”. 

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