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D'Alema guida gli ex giovani comunisti: "Per cosa siamo qui", messaggio a Schlein

Christian Campigli
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Nostalgia, nostalgia canaglia. Che ti prende proprio quando non vuoi. L'immortale testi di uno dei capolavori di Albano e Romina Power è stato l'involontario leightmotive dell'iniziativa degli ex giovani comunisti, tenutasi questo oggi a Firenze. Un teatro ObiHall strapieno di persone, giunte da ogni angolo di Toscana, tra curiosi, ex militanti e interessati ad un'offerta politica che, di fatto, non è attualmente presente nel variegato mondo dei partiti di sinistra. Allonsanfàn è stato qualcosa di più complesso e difficile da analizzare di un banale incontro tra quelli che furono le ragazze ed i  ragazzi della Federazione giovanile Comunista italiana degli anni 70/80.  

 

Tra i partecipanti Massimo D'Alema, che è stato segretario della federazione che riuniva i giovani comunisti italiani dal 1975 al 1980. "Siamo qui per ricordare una pagina della storia italiana, poi ognuno per guardare una pagina della propria storia personale. Quella fu una grande storia, ma poi al di là delle valutazioni delle quali ciascuno è libero, c'era il valore di una organizzazione che si fondava su una cultura critica che aveva un progetto di cambiamento. Queste parole, cultura critica, organizzarsi, lo stare insieme in un progetto di cambiamento, questo potrebbe anche essere utile per l'oggi".

Tra chi ha ricordato Aldo Moro e la posizione del Pci dell'epoca del sequestro e chi ha puntato il dito contro un Pd "orfano di valori autentici", in molti hanno indicato Enrico Berlinguer come faro di una sinistra che "sognava di cambiare il mondo". Molto sentito il contributo di  Pietro Folena. "In Italia ci sono tante realtà, il Pd, Sinistra italiana, io sono indipendente, ma vorrei che tutte queste forze da una parte si riunissero e dall'altra ricominciassero ad avere dei pensieri lunghi, quelli che aveva Enrico Berlinguer. Mentre oggi la politica è dominata dai pensieri brevi. Invece servono pensieri lunghi".

 

Forti e sentiti sono stati gli applausi per Livia Turco. "Quello di oggi è grande fatto politico perché solo dove c'è stata una storia politica si può dopo tanto tempo incontrarsi in questo modo. Qui c'è una comunità e questo è un grande fatto politico tanto più nel tempo che viviamo. Parlare di storia, recuperare il senso delle proprie radici, impedire che tanto cada nell'oblio, penso sia un fatto politico tanto più quando viviamo in un tempo in cui ci vogliono raccontare un'altra storia politica. Quando quella del Pci continua ad essere la storia di un Dio minore e non la storia di un partito che ha costruito la democrazia e la Costituzione del nostro Paese. Non smetterò ma di dire fino all'ultimo la grandezza di questa storia".

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