Trattori, dal governo esenzione Irpef agli agricoltori sotto i 10mila euro
Nei giorni più intensi delle proteste dei trattori, con una delegazione in procinto di far ascoltare le sue ragioni a milioni di italiani da Sanremo, il governo incontra le associazioni di categoria più «istituzionali», ricevendole a Palazzo Chigi e confermando, prima di tutto, per bocca della stessa premier Giorgia Meloni, che l’esenzione Irpef rimarrà, anche se solo per i redditi fino a 10mila euro. È da poco passata l’ora di pranzo quando nella sede del governo arrivano i vertici di Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Alleanza Cooperative. A riceverli, oltre alla premier, il ministro competente, Francesco Lollobrigida, e i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini (in videocollegamento), con i ministri Giorgetti, Piantedosi, Fitto, Ciriani, Calderone. Meloni mette subito le carte sul tavolo: «L’esenzione Irpef negli anni passati è stata una misura iniqua e ha favorito soprattutto i grandi imprenditori e le imprese con volumi di affari elevati. La proposta del governo è quella aiutare gli agricoltori che ne hanno bisogno limitando l’esenzione Irpef ai redditi agrari e domenicali che non eccedono l’importo di diecimila euro». Quello che la presidente del Consiglio definisce «un intervento per i più deboli che risulti un sostegno concreto a chi produce e non un privilegio». Ma poco dopo il termine dell’incontro, il vicepremier Matteo Salvini spiega che l’esenzione Irpef fino a 10mila euro «per me è un punto di partenza e sono convinto che si possa fare anche di più». La replica è affidata a Lollobrigida che, uscendo da Palazzo Chigi, spiega: «Il provvedimento che emergerà da questa discussione, con un ulteriore sforzo a garantire risorse adeguate, dice il ministro Giorgetti, garantirà più del 90% delle imprese agricole italiane. Quindi credo sia più che sufficiente a dare un segnale di ulteriore attenzione». Nasce anche, è l’annuncio del governo, un nuovo tavolo di coordinamento per il lavoro in agricoltura. «Parliamo - sottolinea - di un settore strategico per la nostra economia e che abbiamo messo al centro della nostra azione».
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Gli obiettivi di Meloni e del suo esecutivo sono «la valorizzazione delle filiere nazionali; l’incentivo alla produzione nazionale; la difesa del nostro modello agroalimentare, della nostra biodiversità e dei nostri cibi di qualità dall’omologazione e dall’impoverimento». Il capitolo Europa mette d’accordo tutti: all’uscita saranno i leader di Coldiretti e Confagricoltura, Ettore Prandini e Massimiliano Giansanti, dicendosi soddisfatti per l’azione del governo, a sottolineare che il problema per gli agricoltori italiani è a Bruxelles. E la premier spiega: «In Europa il governo ha difeso gli agricoltori e contestato fin dall’inizio le scelte sbagliate imposte dalla Commissione europea. Noi siamo sempre stati favorevoli alla difesa dell’ambiente e alla transizione ecologica, ma sempre nettamente e fermamente contrari a quella che è diventata una transizione ideologica, fatta da diktat e da regole frutto di posizioni ideologiche e per le quali si sacrifica la produzione, mettendo a rischio quel concetto di sovranità alimentare che resta un nostro indirizzo irrinunciabile». Un «cambio di passo», rivendica, con il peso di Roma che si è «fatto sentire su tanti dossier sui quali l’orientamento è progressivamente cambiato e sui quali sta progressivamente prevalendo il buon senso. Penso alle norme sulle emissioni, sul packaging, sui fitofarmaci, sulla rotazione forzata o sulla messa a riposo obbligatoria».
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Altri temi fondamentali al centro dell’incontro il sostegno al credito, i costi di produzione e la tutela del Made in Italy. All’uscita da Palazzo Chigi dopo l’incontro Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, si è detto soddisfatto: «Abbiamo avuto un confronto costruttivo sui temi sfidanti che stiamo seguendo con i ministri competenti. Penso che sia Bruxelles il luogo in cui dobbiamo concentrare tutto cio che dobbiamo fare per ottenere le risposte che chiediamo a istituzioni. Non vuol dire essere filo-governativi ma confrontarsi con il governo per dare risposte concrete rispetto ai bisogno dei nostri imprenditori». La Coldiretti chiede anche la cancellazione definitiva delle regole europee che impongono di lasciare terreni incolti. Ma anche risorse per favorire la ricerca agricola. Per l’associazione di categoria l’Unione europea deve lanciare una grande campagna di sostegno all’agricoltura di precisione con meccanismi di aiuto efficaci e semplici. Allo stesso tempo va sbloccata l’autorizzazione per il pieno utilizzo del biodigestato come fertilizzante naturale alternativo a prodotti di sintesi.
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