Agricoltori, vittoria della protesta dei trattori: la Ue cede sui pesticidi
La rivolta dei trattori ha piegato la Ue. La Commissione si è accorta del problema e ha ritirato la proposta di regolamento sui pesticidi. Gli agricoltori di tutto il continente, a partire da quelli italiani, possono esultare. Anche se la protesta non si ferma e, almeno per ora, va avanti. Quello di ieri è indiscutibilmente un successo, e arriva a pochi giorni da un’altra piccola vittoria: la proroga di un anno all’obbligo di tenere il 4% dei terreni incolti. Ad annunciare il dietrofront è direttamente Ursula von der Leyen, che forse per la prima volta si rivolge agli agricoltori con parole al miele. «È già in campagna elettorale», dicono i più maligni. La presidente della Commissione spiega così il suo ripensamento: «Ritireremo la proposta di regolamento Sur («Sustainable use regulation»), mirata a promuovere l’uso sostenibile dei pesticidi in agricoltura, divenuta motivo di polarizzazione politica. Solo se i nostri agricoltori potranno vivere della terra potranno investire nel futuro. E solo se realizziamo insieme i nostri obiettivi climatici e ambientali, gli agricoltori saranno in grado di continuare a guadagnarsi da vivere. I nostri agricoltori lo sanno bene. Dovremmo riporre più fiducia in loro». Un cambio totale di approccio rispetto al passato.
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A dire il vero, la Commissione era arrivata di fronte ad un muro e non le restavano molte altre scelte, a patto di non voler insistere in un braccio di ferro estenuante. Infatti, il regolamento Sur era già stato respinto dal Parlamento europeo. E anche il Consiglio non aveva mostrato intenzione di andare avanti. Ma von der Leyen non intende rinunciare del tutto ai propositi "green": «Ovviamente il tema resta. E, per andare avanti, servono più dialogo e un approccio diverso. Su questa base, la Commissione potrebbe avanzare una nuova proposta, con un coinvolgimento molto più maturo delle parti interessate». Questo regolamento era inserito nella strategia "Farm to Fork", uno dei capisaldi del «Green Deal», il piano Ue per una transizione verde dell’economia continentale. Prevedeva obiettivi giuridicamente vincolanti per dimezzare l’uso e il rischio di pesticidi chimici e l’uso dei pesticidi più pericolosi entro il 2030. Gli Stati membri avrebbero dovuto fissare i propri obiettivi di riduzione entro parametri definiti, nonché le loro proprie strategie per garantire che l’obiettivo a livello europeo (-50%) fosse raggiunto collettivamente. Stabiliva anche il divieto dell’uso di tutti i pesticidi in determinate zone considerate «sensibili» (parchi o giardini pubblici, campi da gioco, aree ricreative o sportive, percorsi pubblici). L’autocritica di von der Leyen è ancora più netta quando promette nuovi sussidi: «Forse non siamo stati convincenti su misure pro-natura, i sussidi pubblici possono fornire questi incentivi. Insieme ad etichettature premium, ad esempio, in collaborazione con rivenditori e trasformatori».
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Gli europarlamentari della Lega Marco Zanni e Marco Campomenosi, che ha lungo hanno condotto questa battaglia tra Bruxelles e Strasburgo, oggi a ragione festeggiano: «È una vittoria della Lega e del buonsenso. In assenza di alternative disponibili sul mercato che garantiscano prezzi contenuti e capacità produttiva, nel voto di novembre al Parlamento europeo la Lega votò contro al provvedimento, con un apporto decisivo perla bocciatura della proposta e dimostrando, ancora una volta, che la cosiddetta "maggioranza Ursula" non esisteva più da tempo, lacerata da scontri e divisioni interne. Oggi, a circa quattro mesi dal voto, assediata dalle proteste degli agricoltori e dal grido d’allarme di settori fondamentali messi a rischio da queste politiche folli, la Commissione si accorge che le sue proposte ideologiche, estremiste e dannose per le imprese, i lavoratori e le famiglie erano sbagliate, nonché irrealizzabili». L’importanza della decisione di ieri viene sottolineata anche dal presidente di Coldiretti Ettore Pradini: «Il ritiro della proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci salva il 30% delle produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, messe a rischio dall’irrealistico obiettivo di dimezzare l’uso di agrofarmaci».
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