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Piano Mattei, Meloni convince l'Africa. Ecco i primi sì alla stagione nuova

Dario Martini
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«In passato ci si è limitati a dichiarazioni di principio a cui non sono seguiti i fatti. Invece noi vogliamo essere pragmatici e concreti. Il Piano Mattei è proprio questo: un piano di obiettivi realizzabili». Nell’intervento conclusivo della conferenza internazionale Italia-Africa in Senato Giorgia Meloni risponde implicitamente alle opposizioni che l’hanno accusata di presentare una «scatola vuota». Ma non può essere piena, solo pensarlo dimostra di non aver capito di cosa si tratta, proprio perché, spiega il presidente del Consiglio, «siamo solo all’inizio, questa una giornata di ripartenza di una stagione nuova». Riempire questa scatola è la missione che Meloni si è data peri prossimi anni, per un nuovo modello di cooperazione «non più predatorio» nei confronti dell’Africa. Gli interlocutori lo hanno capito, vista la larga partecipazione (41 delegazioni africane tra cui 25 tra capi di Stato e di governo) e le prime adesioni alla nuova strategia italiana. Apprezzamento manifestato da Azali Assoumani, presidente di turno dell’Unione africana: «Questo primo vertice ci ha dato una forte speranza nel futuro, qui abbiamo disegnato un nuovo modello di dialogo tra Africa, Italia e Europa».

 

 

Il Piano Mattei è il fulcro di tutto. Può contare su 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni a dono e garanzie, circa 3 miliardi provengono dal fondo italiano per il clima e 2,5 da quello per la Cooperazione allo sviluppo. Entro l’anno, aggiunge il premier, sarà messo a punto un «nuovo strumento finanziario assieme a Cassa depositi e prestiti per gli investimenti privati». Il vertice è servito a definire i progetti pilota, ma l’intenzione di Meloni è coinvolgere tutte le nazioni, europee e non solo, che si dimostreranno interessate. Non è un caso che ieri al fianco del premier ci fossero i vertici delle istituzioni Ue, Ursula von der Leyen, Charles Michel e Roberta Metsola. Nelle prossime settimane verrà definito un cronoprogramma. La sintonia con von der Leyen è totale. «Il Piano Mattei rappresenta un contributo importante alla nuova collaborazione con l’Africa, e si integra con il nostro Global Gateway Europe, 150 miliardi di euro di investimenti per l’Africa», dice la numero uno dell’esecutivo comunitario. Il summit si è svolto su due livelli. La plenaria e i tavoli con i ministri. Meloni indica cinque obiettivi e le aree del continente africano dove si intende realizzarle: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia. «Abbiamo individuato alcune nazioni africane del quadrante subsahariano e nordafricano che sarà poi allargato seguendo una logica incrementale». I Paesi coinvolti inizialmente saranno l’Algeria per «un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura», mentre «in Mozambico siamo impegnati a costruire un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze, le esportazioni dei prodotti locali», e il Marocco «dove puntiamo a realizzare un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili». Il gasdotto Nigeria/Marocco rifornirà 11 Paesi a beneficio di più di 400 milioni di persone. In Egitto, aggiunge Meloni, «prevediamo di sostenere, in un’area a 200 chilometri da Alessandria, la produzione di grano, soia, mais, girasole con un investimento in macchinari, sementi, tecnologie e nuovi metodi di coltivazione. Oltre ovviamente ad accompagnare la formazione professionale. In Tunisia stiamo lavorando per potenziare le stazioni di depurazione delle acque non convenzionali per irrigare un’area di 8.000 ettari e creare un centro di formazione dedicato al settore agroalimentare».

 

 

Due progetti pilota saranno realizzati in Congo, per la costruzione di pozzi per la distribuzione dell’acqua a fini agricoli alimentata da energia rinnovabile, e in Costa D’Avorio per il miglioramento «dei servizi sanitari». Altri progetti riguarderanno Kenya ed Etiopia. Poi c’è il capitolo migranti. È il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ad indicare i due partner su cui si punterà di più. Sono Gambia e Costa d’Avorio. «È emersa la volontà di proseguire la collaborazione tra i nostri Paesi in tema di contrasto all’immigrazione irregolare, cooperazione sul piano dei rimpatri volontari assistiti, e per lo sviluppo di percorsi di formazione-lavoro che garantiscano la migrazione regolare».

 

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