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Piano Mattei, Meloni svela: cinque aree di intervento e "programma ambizioso"

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Mentre a Roma svela al Senato i dettagli del Piano Mattei che conterà inizialmente su una dotazione di 5,5 miliardi di euro, Giorgia Meloni incassa da Tirana il via libera della Corte costituzionale albanese al protocollo sui migranti siglato col premier Edi Rama. Una notizia che permette al presidente del Consiglio di tirare dritto sul dossier legato ai flussi migratori, tema centrale nella politica del governo che torna anche nel vertice Italia-Africa ’Un ponte per crescere insieme organizzato nell’Aula di Palazzo Madama alla presenza, tra gli altri, dei rappresentanti di 46 nazioni africane, dell’Unione africana, di quelli dell’Ue e del Fmi. «Grazie alla vostra numerosa e qualificata presenza, che dimostra l’interesse per la posizione italiana, possiamo dire che è stato un successo, una scommessa vinta - afferma Meloni -. Il lavoro è solo all’inizio, abbiamo ancora davanti un commino molto lungo ma considero questa giornata come una ripartenza, è l’inizio di una stagione nuova». L’appuntamento, d’altronde, «è frutto di una scelta di politica estera estremamente precisa, che porterà a riservare all’Africa un posto d’onore nell’agenda della nostra presidenza del G7». «L’Italia, l’Europa, oserei dire il mondo intero - aggiunge -, non possono ragionare di futuro senza tenere nella giusta considerazione l’Africa. Il nostro futuro dipende inevitabilmente anche dal futuro del continente africano».

 

 

 

Meloni parla di «destini interconnessi», di «pagina nuova nella storia delle nostre relazioni» prima di illustrare «l’ambizioso programma di interventi» che contraddistingue il progetto strategico del Piano Mattei, «concentrato su poche fondamentali priorità di medio e lungo periodo». Nello specifico, saranno cinque le grandi aree di intervento: istruzione e formazione, salute, agricoltura, acqua ed energia. «Abbiamo individuato per iniziare alcune nazioni africane suddivise nel quadrante sub-sahariano e in quello nordafricano», annuncia il premier spiegando che i progetti pilota saranno avviati in Marocco, Tunisia, Costa d’Avorio, Algeria, Mozambico, Egitto, Repubblica del Congo, Etiopia, Kenya. Il tutto «con l’obiettivo di estendere progressivamente questa iniziativa seguendo una logica incrementale», replicando «i modelli di successo in tutti i paesi africani che saranno interessati». «Sono progetti la cui realizzazione e i cui sviluppi intendo seguire personalmente», mette in chiaro Meloni precisando che il Piano Mattei «non è un piano di buone intenzioni, è un piano di obiettivi concreti e realizzabili che ha bisogno di un cronoprogramma preciso e ben delineato. Non si tratta di un piano concepito come una scatola chiusa da imporre e calare dall’alto». Sul coinvolgimento dei paesi africani, tuttavia, vanno registrate le dichiarazioni del presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, l’uomo per cui si erano spacciati i due comici russi, Vovan e Lexus, autori della telefonata fake che arrivò alla presidente del Consiglio nel settembre scorso.

 

 

 

«Signora presidente del Consiglio, sul Piano Mattei che lei propone avremmo auspicato di essere consultati - spiega Faki -. L’Africa comunque è pronta per discutere contorni e modalità d’attuazione. Insisto sulla necessità di passare dalle parole ai fatti, capirete bene che non ci possiamo più accontentare di semplici promesse, che spesso non sono mantenute». Parole che al termine dei lavori Meloni cerca di ridimensionare: «Il vertice è fondamentale per condividere non solo la strategia ma anche la definizione finale del progetto. L’Italia ha voglia di condividere un percorso che ha in mente, e non di definirlo a monte e poi consegnarlo a qualcuno. Non avrebbe francamente molto senso». L’augurio perciò è che dal vertice «possa davvero nascere qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno si aspetta. Perfino qualcosa che in molti non avrebbero creduto possibile, perché smentire i pronostici come sempre è scrivere la propria pagina nella storia». Per farlo l’Italia è pronta a mettere sul tavolo 5,5 miliardi di euro, dei quali 3 dal Fondo italiano per il clima e 2,5 dalle risorse della cooperazione allo sviluppo. Non solo, entro l’anno sarà creato un nuovo strumento finanziario assieme a Cassa depositi e prestiti per agevolare gli investimenti del settore privato nei progetti del Piano Mattei. Un punto di partenza per poi provare a coinvolgere le istituzioni finanziarie internazionali, le banche, multilaterali di sviluppo, l’Ue e altri stati donatori. Anche perché, conclude Meloni, «non ho la pretesa di affrontare da sola la questione africana».

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