Guerra, l'allarme di Crosetto: "Lo scenario peggiora, servono i riservisti"
Secondo Guido Crosetto gli attacchi alle navi nel Mar Rosso non sono solo un’offensiva militare ma un nuovo capitolo "di guerra ibrida". «L’Italia manderà una nave che si aggiunge alle altre già presenti in zona per le altre missioni», annuncia il Ministro della Difesa in un'intervista a La Stampa. «Per andare più rapidi abbiamo trovato un accordo con Francia e Germania. Poi, però, per dei puri dettagli, si perdono settimane e ora non ce lo possiamo permettere». Ha influito il fatto che la Spagna abbia frenato su un intervento europeo? «Quella del governo spagnolo è una diffidenza ideologica. Sánchez ha fatto prevalere l’interesse dei suoi accordi politici su quelli della sicurezza internazionale». «C’è una guerra commerciale in atto che vuole alterare le regole globali. Le navi russe e cinesi non vengono attaccate e la cosa viene annunciata apertamente. Questo crea un disallineamento commerciale, perché le loro merci hanno costi di trasporto e di assicurazioni inferiori, cosa che si riflette sui prezzi. È una guerra che si innesca su un’altra guerra». «Noi non possiamo bombardare, a meno che ci sia una risoluzione internazionale o la richiesta di un Paese amico. Possiamo rispondere agli attacchi magari anche anticipandoli». Le azioni di Stati Uniti e Gran Bretagna stanno ottenendo risultati concreti, «ma non è facile - sottolinea Crosetto - gli Houthi sono molto organizzati e non facili da sconfiggere. Io spero che passi il messaggio che siamo davanti a uno scenario nuovo che ci riguarda da vicino e che ci dobbiamo attrezzare».
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«Abbiamo costruito regole con l’idea di un mondo sempre pacifico, di nazioni che non invadono le altre, di guerre che non incidono sul benessere dei nostri cittadini. E invece - mette in guardia il Ministro - ci ritroviamo in un mondo diverso, in cui gli attori che lo stanno destabilizzando, Iran, Russia e Corea del Nord, hanno una capacità produttiva militare superiore a quella della Nato». «Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere il nostro territorio e che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile. Le forze armate, in questo quadro, al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri. Ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole. Il ruolo del ministro della Difesa presuppone di prendere in considerazione gli scenari peggiori possibili», spiega, come quello di «doversi difendere sul proprio territorio. Altra cosa che va prevista è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani. So che è un discorso difficile da accettare perché tutti noi tendiamo a nasconderci in una comfort zone». Per questo propone di creare una riserva militare. «Noi non vogliamo la guerra - chiarisce - i riservisti non servono per fare la guerra ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto. Non c’è una visione ideologica, ma pragmatica. Come la Svizzera che non partecipa a conflitti da secoli ma è pronta a difendersi». Si tratta «di volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le forze armate. I militari dovranno specializzarsi sempre di più ma poi serve un bacino più ampio. Per la riserva esiste già una delega del Parlamento. È una vicenda legata alla guerra di Gaza. Anche per questo bisogna trovare una soluzione rapidamente».