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Forza Italia, Letta incorona Tajani nel segno di Berlusconi

Pietro De Leo
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Quel «miracolo italiano» che continua, anche dopo la scomparsa del suo fondatore e ispiratore. Quel percorso che ha piena contezza della sua strada. Forza Italia si è ritrovata ieri all’Eur, Palazzo delle Fontane, per i suoi 30 anni. Attenzione: sì c’è stato amarcord, com’è ovvio che fosse, perché quel video messaggio che Berlusconi mandò in tv il 26 gennaio 1994 è (ancora oggi) un fatto politico.

Ma c’è stato anche molto di più. Le basi per un futuro che giorno dopo giorno, con i sondaggi che crescono, si fa sempre più tangibile. Ed ha buon gioco Antonio Tajani, segretario nazionale che sta guidando il partito tenendolo unito, ad mettere lo sguardo sui «prossimi 30 anni». Sale sul palco Gianni Letta. «Il dono di Dio all’Italia», amava definirlo Silvio Berlusconi, che lo ebbe al fianco come consigliere negli annidi gloria come in quelli delle asperrime salite. Fino all’ultimo istante. «Grazie a te, caro Presidente», dice in un ideale filo del dialogo che si allaccia lassù. Berlusconi, prosegue Letta, «ha creato il miracolo italiano e questo miracolo continua ancora».

Poi dedica un passaggio al ruolo di Antonio Tajani e alla famiglia del fondatore. «Quando Silvio il 12 giugno è scomparso, Antonio Tajani era il numero due. E una delle ultime dichiarazioni che ha reso la stampa dal San Raffaele fu quella per dire "in tanti anni che ho avuto vicino a me l’amico Tajani, non ha mai sbagliato una dichiarazione o un intervento. Può continuare così". Ecco, questo è il passaggio che lui avrebbe voluto fare oggi e che la famiglia manda, per mio mezzo: continuate così, mettete a frutto questa grande intuizione e lezione di Silvio Berlusconi». A memoria, è l’unico intervento che Letta abbia mai fatto in una convention di Forza Italia. La giornata unisce un approfondimento su quel che è stato all’analisi politica.

Non manca una testimonianza su uno dei passaggi-chiave che l’immaginario collettivo lega a Berlusconi, ovvero il contratto con gli italiani. Ne parla Bruno Vespa, che officiò il momento a «Porta a Porta».

Spiega come con quella mossa recuperò una decina di punti in una campagna elettorale che lo aveva visto bersaglio di molti attacchi mediatici. È la storia che si intreccia con il futuro. E lo si coglie nei volti di chi c’è. La dirigenza attuale: i capigruppo Barelli e Gasparri, il portavoce Nevi, Letizia Moratti numero uno della Consulta Nazionale. I più giovani come la sottosegretaria Maria Tripodi o il responsabile Turismo Carlo De Romanis. Ma poi tanti volti della Forza Italia lungo sei lustri. Mario Valducci e Cesare Previti (nocciolo fondativo), Fabrizio Cicchitto, Giorgio Lainati. «In trent’anni, Forza Italia ha mantenuto una posizione di grande equilibrio, in Italia e in Europa, e ha contribuito a creare nel nostro Paese una classe dirigente competente a ogni livello», osserva il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin. E ora? Antonio Tajani, nel suo intervento conclusivo, traccia un quadro sulla specificità del movimento: «Forza Italia conta perché impone le sue scelte. Siamo diversi dai nostri alleati, crediamo fortemente nell'alleanza ma siamo un partito nazionale anche quando parliamo di economia. Non ci preoccupiamo solo del nord ma anche del sud e perché le nuove norme possano portare equilibrio a livello territoriale».

E guarda al futuro. I target sono quelli più volte individuati, 10% alle europee e 20% alle politiche. «Dobbiamo dare il massimo di noi stessi, perché la vittoria si avvicina. Qualcuno non si accorgerà che stiamo arrivando, non voglio rubare una frase di altri ma è così...», prevede mutuando una citazione di Elly Schlein. La folla applaude, si rivedono le selve di bandiere sventolare. La colonna sonora comprende Al Bano e i Ricchi e Poveri, oltre ai canonici inno di Forza Italia e Azzurra Libertà. È una festa ma non solo, è anche un incontro di partito per galvanizzare eletti e militanti verso un’agenda intensa. Che vedrà il prossimo appuntamento a fine febbraio. 

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