Calendario dell'Esercito, scivolone di Pd e Anpi: "Rivaluta il Ventennio"
Tutto nasce da un articolo online de la Repubblica sul calendario 2024 dell’Esercito. Nel mirino finisce il titolo: «Per l’Italia sempre... prima e dopo l’8 settembre 1943». Secondo il quotidiano «sembra proprio un altro modo per normalizzare il periodo più buio della storia contemporanea italiana», il Ventennio fascista. La sinistra grida subito allo scandalo. Eppure, basterebbe aprire quel calendario per capire che l’intento è esattamente l’opposto. L’iniziativa, infatti, mira a celebrare quei soldati che hanno combattuto perla Liberazione, al fianco della Resistenza e contro i nazisti. Per il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, «è inaccettabile, da una parte si vuole rappresentare una continuità istituzionale quando invece c’è stata una rottura radicale tra il regime fascista e la repubblica antifascista». Il numero uno dell’Associazione nazionale partigiani è furioso: «Si mette sullo stesso piano il nuovo esercito italiano con l’esercito di Salò».
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Poi c’è la politica. Sandro Ruotolo, responsabile Memoria del Partito Democratico, è ancora più esplicito: «Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, deve ritirare dalla circolazione il calendario 2024 dell’Esercito che rivaluta il fascismo». Stessa richiesta arriva da Avs, con il vicecapogruppo alla Camera Marco Grimaldi che presenta un’interrogazione a Crosetto. A suo dire il calendario «tende a sminuire il della dittatura fasciperiodo sta». Sarebbe bastato leggere l’introduzione del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Generale di corpo d’armata Pietro Serino, per capire come stanno davvero le cose: «Attraverso la rievocazione di quei tragici eventi (la seconda guerra mondiale, l’Armistizio e la Resistenza, ndr) abbiamo voluto rendere omaggio agli uomini che a quei fatti parteciparono nell’assoluta convinzione che stessero servendo la Patria onorando il Giuramento prestato. Hanno offerto la loro vita solo e sempre per l’Italia. A testimonianza di ciò, moltissimi Soldati, sopravvissuti a tre anni di durissima guerra, non ebbero dubbi, dopo l’8 settembre 1943, su quale fosse il loro dovere e quale posizione l’Esercito italiano dovesse assumere». Ogni mese è dedicato ad uno di questi eroi. Ecco allora che troviamo il capitano Luigi Dionigi Tortora, ucciso il 14 novembre ’43, che «con il sacrificio della sua vita» salvò «un intero presidio partigiano dalla cattura del nemico», combattendo con il battaglione Gramsci contro i tedeschi.
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A Cefalonia perse la vita anche il capitano Antonio Cianciullo, uno dei «primi decisi assertori della lotta contro i tedeschi». Il mese di maggio è dedicato al valore del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, il quale «organizzò il Fronte Militare Clandestino». Catturato dai tedeschi e torturato, fu fucilato alle Fosse Ardeatine. In risposta alle polemiche surreali della sinistra arriva la precisazione del ministero della Difesa: «Il calendario evidenzia l’impegno e il valore degli italiani e dei nostri militari nella Guerra di Liberazione, nella consapevolezza che, come quelli di allora, anche i soldati di oggi, con il giuramento che prestano, si impegnano a servire il Paese e le sue Istituzioni repubblicane». Lo stesso Crosetto ricorda che «i militari celebrati nel calendario sono tutti eroi indiscutibili insigniti di medaglie d’oro al valor militare caduti nella guerra di Liberazione. Sarebbero questi i fascisti?». Per questo motivo il ministro ritiene «una follia che alcuni rappresentanti dell’opposizione infanghino soldati e ufficiali di cui bisogna solo continuare ad onorare la memoria, come ha fatto l’Esercito».