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Europee, il Pd non vuole Schlein in campo: la lettera anti-leader è durissima

Edoardo Romagnoli
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Candidarsi sì, candidarsi no. Il dilemma della discesa in campo di Elly Schlein è ancora tutto da risolvere e anche nel partito le opinioni sono contrastanti. L’ultima a intervenire è Paola De Micheli che in una lettera a l’Unità sconsiglia alla leader dem di candidarsi. «Penso che la candidatura di Elly Schlein alle prossime elezioni europee, senza mantenere il proprio seggio a Bruxelles, sarebbe un errore. Il Pd promuove candidature fittizie in un luogo istituzionale come il Parlamento Europeo, chiamato ad essere sempre più importante». Per De Micheli Schlein non dovrebbe candidarsi perché «il Pd non è una forza leaderista ma un partito plurale, che si fida della sua segretaria senza che questo implichi un nostro assoggettamento alla personalizzazione generalizzata così in voga nella politica italiana». Non solo.

 

 

Una eventuale candidatura della segretaria toglierebbe spazio ad altre candidate nel partito. D’altronde sono tante che cercano una riconferma da Pina Picierno a Irene Tinagli passando per Elisabetta Gualmini e Camilla Laureti l’unica nella delegazione di Strasburgo ad essersi schierata con Schlein alle primarie. «Se puntiamo a essere, come spesso ci proclamiamo, un partito femminista, allora le donne vanno adeguatamente valorizzate anche nelle liste (i dati mostrano che la percentuale di elettori che accede alle tre preferenze è bassissima). Il femminismo si pratica, non si predica e basta» ha sottolineato De Micheli.

 

 

Tra le fila degli scettici c’è anche Romano Prodi. «Candidarsi dove tu sai che non andrai, svilisce la democrazia. La destra lo può fare, ma non un partito riformista e democratico. La squadra per andare a Bruxelles deve essere una squadra operativa con dei capolista e con giovani che imparano. Una squadra che duri nel futuro perché porterà avanti gli interessi anche dell’Italia». Stesso discorso per Stefano Bonaccini: «Il Pd non è il partito di un uomo solo, o una sola donna, al comando» ha detto il governatore. Tra l’altro visti i nomi in campo Schlein rischia una squadra a trazione bonacciniana in Europa con i sindaci Giorgio Gori, Matteo Ricci, Dario Nardella e Antonio Decaro. Se c’è chi sconsiglia la leader dem una candidatura in tutte le circoscrizioni c’è anche chi sconsiglia di candidarsi in solo una o due circoscrizioni perché apparirebbe come un mezzo passo indietro rispetto alla sfida lanciata da Giorgia Meloni. La segretaria non si è ancora espressa ma il nodo candidatura verrà, molto probabilmente, sciolto nel conclave di Gubbio in calendario il 17 e 18 gennaio.

 

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