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Elezioni a Firenze, Matteo Renzi pone le condizioni: "Cosa deve fare il Pd"

Christian Campigli
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Il gatto col topo. Che oggi porta in dote la carota e domani mostra con fierezza il bastone. Consapevole di essere, oltre ogni ragionevole dubbio, l'ago della bilancia. Matteo Renzi torna a parlare di Firenze e dei rumors su una possibile convergenza di Italia Viva in direzione del Partito Democratico. E lo fa con la consapevolezza che, qualora i dem dovessero scegliere di andare alle elezioni amministrative da soli, il ballottaggio per decidere il nome del futuro sindaco si trasformerebbe da un'eventualità a una solida e indiscutibile certezza. “Se c’è un riavvicinamento tra Pd e Iv? Io non lo vedo ma non credo che Elly Schlein voglia perdere Firenze, fossi in loro un pensierino ce lo farei”, ha ricordato il nativo di Rignano durante la presentazione del nuovo libro dell’imprenditore Federico Marchetti.

 

 

 

 

L'ex premier ha posto due condizioni irrinunciabili: innanzitutto le primarie che si dovranno tenere il 3 marzo. Aperte a Cecilia Del Re, Stefania Saccardi e Sara Funaro. Uno scenario, questo, che già non convince affatto il Pd. Che ha scelto, d'impero, l'attuale assessore al Welfare e detto no a una competizione interna alla coalizione di centrosinistra. Ma vi è un punto, se possibile, che rende ancora più complicato (se non impossibile) l'accordo. Ovvero la defenestrazione, a livello di scelte e di peso politico, di Dario Nardella. “Ci sono degli errori che sta compiendo Palazzo Vecchio. Le multe: non puoi fare cassa con quelli che vanno a 51 all’ora sui viali, ai nostri tempi incassavamo 51 milioni, oggi in bilancio mettono 130 milioni di multe. E poi lo stadio. Mancano i soldi. È un rabbercio che non sta in piedi e in cuor suo lo sa anche Nardella. Comunque ormai è andata, fra 5 mesi Nardella sarà a Bruxelles, il problema è risolto, si occuperà di altro lui. Quando avrà finito ci sarà un altro sindaco e si occuperà di questa vicenda”. La sensazione, concreta e tangibile, è che Renzi stia cercando di logorare il Pd al suo interno. Di creare frizioni interne tra la corrente (maggioritaria) nardelliana e quella più vicina al governatore della Toscana, Eugenio Giani. In questo scenario, c'è una data certa, una sorta di deadline. Venerdì 19 il Pd presenterà ufficialmente Sara Funaro come candidato sindaco. È realistico credere che, da lì a un mese, i dem fiorentini accettino le primarie rinnegate (con forza) fino ad oggi? Un quesito la cui risposta determinerà il futuro stesso di Firenze. 

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