Giustizia, appello di Salvini al garantismo anche per il Ferragni-gate
Nella velocità del nostro mondo, a diventare nemici cordialissimi è un attimo. Inimmaginabile in partenza, può capitare che ciò accada quando c’è di mezzo un valore come il garantismo. I Ferragnez sono nella bufera mediatica. Lei, ovvero Chiara Ferragni, anche giudiziaria visto che la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per truffa aggravata sulla questione del pandoro Balocco griffato (sotto inchiesta anche l’ad Alessandra Balocco). Fedez, finito di riflesso nel calderone mediatico, stigmatizza l’assembramento di giornalisti sotto casa («Secondo me fuori dalla casa di Matteo Messina Denaro c’era meno gente»). E nelle ore in cui si fa più netto il capovolgimento della loro fiaba rosa, fino a qualche mese fa perfettina e tanto buonina (e molto redditizia), arriva la mano tesa di Matteo Salvini. Già, il Nemico più volte evocato, o addirittura palesemente attaccato, in scontri verbali su una pluralità di dossier, dall’immigrazione al fu ddl Zan. Ebbene, ieri il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, a Rtl 102.5 ha stigmatizzato la pressione su Chiara Ferragni. «Il Paese - ha affermato - non dipende da Chiara Ferragni. La politica ha cose più importanti dei pandori di cui occuparsi. Quante volte Fedez ha polemizzato con me? Ma il problema dell'Italia non è Chiara Ferragni». Sul merito delle accuse che le vengono contestate, «ci sarà un processo», tuttavia «l'accanimento e la cattiveria di questi giorni mi lasciano sconcertato».
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Dunque una mozione compassionevole, anche a seguito del profluvio di contumelie social che nelle scorse settimane, da quando il «pandoro-gate» è iniziato, si sono abbattute sulla coppia. E su cui il Codacons, che aveva di fatto dato il «la» alla svolta giudiziaria della vicenda presentando un esposto presso 104 procure, ieri ha aggiunto un’altra iniziativa. Un’azione collettiva per conto di tutte le parti lese riguardo alle fattispecie su cui sta indagando la magistratura. L’obiettivo è, calcolatrice alla mano, far ottenere dei rimborsi. Dunque, spiegano i consumatori in una nota, «con la nostra azione miriamo a far ottenere rimborsi per complessivi 1,65 milioni di euro agli acquirenti del pandoro griffato Ferragni, somma calcolata sugli oltre 290mila pandori venduti nel 2022 (su un totale di 362.577 pezzi commercializzati) e pari alla differenza tra il prezzo del pandoro "normale" Balocco (3,68 euro) e quello griffato Ferragni (9,37 euro). Incremento di valore che, complici i post dell'influencer, avrebbe fatto ritenere che la maggiorazione di prezzo di 5,69 euro fosse il valore della donazione in solidarietà dei singoli acquirenti».
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E ancora, aggiungono, «anche in assenza di scontrino tutti i consumatori che hanno acquistato il pandoro "Pink Christmas" possono aderire alla nostra azione e chiedere a Chiara Ferragni, e alla Balocco, il rimborso delle maggiori somme pagate, delegando il Codacons a rappresentarli come parte offesa nell'inchiesta della Procura di Milano». Nel frattempo, però, ieri è arrivata la notizia che Chiara Ferragni ha dato seguito all’intendimento di effettuare una donazione di un milione di euro all’ospedale Regina Margherita di Torino. A confermare il versamento, avvenuto nella settimana di Natale, è stato lo stesso beneficiario, in una nota. Era la mossa, annunciata dall’influencer nel famoso video in tuta grigia, dopo che l’Antitrust aveva comminato la multa per pratica commerciale scorretta. Una mossa evidentemente riparatoria, ma che non ha cambiato l’andamento delle cose.
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