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Malagiustizia, lo sfogo di Costa (Azione): “I magistrati che sbagliano non pagano mai”

Edoardo Romagnoli
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Stralci di intercettazioni pubblicate sui giornali, processi mediatici ed errori giudiziari. Il Tempo ha intervistato Enrico Costa, che di giustizia si è occupato a lungo, per capire come la politica può intervenire per porre argine a questa deriva.

Onorevole il processo alla Ferragni per il caso Pandoro non è ancora iniziato eppure sui media non si parla di altro.
«Il tema dell’esposizione mediatica degli indagati, che godono quindi della presunzione di innocenza, è significativo. I processi vanno celebrati nelle aule di tribunale non sui social o sui giornali. Lo Stato deve garantire alla magistratura tutte le strutture e le risorse per lavorare ma deve fare in modo che chi viene giudicato deve poter uscirne come è entrato sia in termini di immagine sia come portafoglio, reputazione e credibilità. Tutti aspetti che oggi non ci sono perché se entri nel frullatore di un’indagine spesso ne esci con delle cicatrici indelebili».

 

 

Spesso interessa più la notizia dell’indagine che gli sviluppi processuali.
«Guardi su questo sto pensando di esaminare 100 inchieste, misurando le parole, le colonne, le righe, i titoli delle inchieste e poi misurerò quanto è dedicato alla parte del processo e quanto alla sentenza di assoluzione. Ci vuole un Garante a cui ricorrere per ottenere che alla sentenza di assoluzione venga dato lo stesso spazio che è stato dato alla notizia dell’apertura dell’inchiesta».

Perché troviamo degli stralci di intercettazioni riportate sui giornali?
«Una delle ragioni che porta a sbandierare notizie elementi di indagine è quella di rafforzare la propria indagine e creare un link con l’opinione pubblica. E quando accade il giudice deve essere veramente forte per ribaltare l’impianto accusatorio. Ho presentato un emendamento in cui propongo di cambiare la sede del processo se c’è troppa esposizione mediatica».

 

 

Come si può intervenire?
«Chi commette errori deve pagare. Invece noi abbiamo il 99,6% dei magistrati che sono con valutazioni favorevoli, un disciplinare inesistente, solo in 8 casi su 640 azioni promosse dal 2010 è stata rinvenuta la responsabilità civile. Solo che poi accade, come nel caso della riforma Cartabia, che i magistrati degli Uffici del Ministero ci mettono le mani e la anestetizzano. L’unico modo per intervenire è costruire un emendamento da far votare col voto segreto in Aula. Finché c’è anche un solo innocente arrestato e poi assolto penso che lo Stato non possa dirsi garante di una civiltà giuridica».

Insomma bisogna essere sempre garantisti...
«Sì anche se ci sono molti colleghi in tutti i partiti che si dicono garantisti ma poi fanno fatica a rimanerlo quando un’inchiesta colpisce un avversario politico o qualcuno che sta loro antipatico».

 

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