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Pd, si spacca anche a Firenze: Giani vuole Renzi, Schlein no

Christian Campigli
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Non sono turbato perché mi hai tradito, ma perché non potrò più fidarmi di te. Una frase resa immortale dal leader dei Doors, Jim Morrison e che riesce a descrivere, nel dettaglio, il complesso rapporto che lega Dario Nardella e Matteo Renzi. Perché i continui battibecchi, la distanza siderale nelle proposte politiche e nelle soluzioni da adottare per Firenze sono solo la conclusione di un rapporto nato molti anni fa. Sulle rive dell'Arno. Nardella era considerato il delfino di Renzi, il suo vice, l'uomo che, meglio di ogni altro, aveva incarnato la rottamazione voluta dall'allora segretario del Pd. Quando l'attuale leader di Iv diventò Premier, non ebbe alcun dubbio nel designare Nardella (che comunque dovette affrontare le primarie) come candidato dem alla guida di Palazzo Vecchio. Nonostante la stima infinita per Stefania Saccardi e la consepevolezza che Eugenio Giani sognasse quella candidatura da sempre. Alcune incrinature avvennero già durante il primo quinquennio nardelliano.

 

 

 

«Ci sono stati un paio di episodi spiacevoli – ci racconta un dirigente dem – Nulla di grave, sia ben chiaro. Alcuni screzi con due imprenditori molto vicini a Renzi che, diciamo, Nardella, non trattò con i guanti bianchi». Piccole tensioni, che però non sono mai state dimenticate. Così, quando decise di fondare Italia Viva e Nardella, con un colpo di teatro, rimase nel Pd, quell'acredine crebbe di ora in ora. Ma le vicende personali sono solo uno degli aspetti di questa enorme voragine che potrebbe portare alla caduta dell'ultimo fortino rosso. La questione è anche (e soprattutto) squisitamente politica. Vi è una differenza sostanziale su come Renzi e Nardella vedano la città. E il suo futuro. Lo scontro, a livello mediatico, è diventato incandescente da un anno a questa parte. Su tre temi in particolare. Il primo riguarda l'ammodernamento dello stadio Franchi, quello nel quale gioca la Fiorentina. Il sindaco, in perenne conflitto col presidente viola, Rocco Commisso, pretendeva che la ristrutturazione rientrasse nelle opere finanziate con i denari (pubblici) del Pnrr. Va infatti ricordato che, nel 1983, lo stadio Franchi fu dichiarato monumento nazionale per «l'ardimentoso utilizzo del calcestruzzo usato per la tribuna e per le scale elicoidali». Ironia della sorte, la sua forma a D non è casuale, ma un dichiarato omaggio al Duce. Renzi ha, da subito, considerato folle quella scelta (poi bocciata dall'Unione Europea). «I soldi pubblici vanno usati per scuole, per casa popolari e sanità», ha ripetuto più volte il leader di Iv. Poi le multe. Firenze ha un record nazionale in tal senso. Per Nardella servono per indurre gli automobilisti ad usare maggiore prudenza, per Renzi «Palazzo Vecchio si è trasformato in multificio».

 

 

Infine, la sicurezza e la gestione del caso Kata, la bimba peruviana scomparsa lo scorso 10 giugno e mai più ritrovata. La piccola viveva in un ex hotel occupato abusivamente insieme ad altre 140 persone. Nardella, consapevole che quel tema avrebbe avuto un'enorme valenza in campagna elettorale, da molti mesi evita accuratamente di parlarne. Renzi ci è tornato un numero imprecisato di volte. «La città dell'Istituto degli Innocenti non può fare finta di nulla. Se una bambina scompare, la città è a lutto». Lo scontro si è fatto arroventato quando il Pd ha detto no alle primarie e, di impero, ha ufficializzato la candidatura di Sara Funaro. Fedelissima di Nardella. A quel punto, Iv ha espresso la volontà di correre da sola. Una decisione, quella di candidare Stefania Saccardi, attuale vice Governatore della Toscana, che potrebbe risultare decisiva. Perché, salvo inaspettate sorprese dell'ultimo momento, il centrodestra presenterà un candidato di primissimo livello come Eike Schmidt. Senza dimenticare che, con Iv, potrebbe correre anche Cecilia Del Re, ex assessore all'urbanistica, defenestrata senza troppi complimenti per aver osato esprimere una posizione sulla tramvia diversa rispetto a quella del suo sindaco.

 

 

 

Del Re, che ha un importante numero di preferenze, ha chiesto mille volte ad Elly Schlein di organizzare le primarie. Dopo mesi di porte in faccia, la settimana scorsa ha annunciato (insieme a tre consiglieri comunali) la decisione di non voler rinnovare la tessera del Pd. Eugenio Giani, governatore della Toscana, consapevole che l'eventuale caduta di Firenze porterebbe, l'anno successivo, ad un pressoché certo cambio della guardia anche in Regione, ha invitato il centrosinistra alla riflessione. «A Firenze il Pd allarghi anche a Renzi». Un'ipotesi, al momento, assai improbabile. Un giallo intricato che ha, però, una data certa per la sua definitiva soluzione. Il prossimo 3 marzo ci sarà l'ultima chiamata designata da Matteo Renzi per le primarie di coalizione. «Chi ha paura delle primarie, ha paura della democrazia. Non siamo noi che siamo venuti via dal Pd. È il Pd fiorentino che sta tradendo se stesso».

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