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Mattarella mette d'accordo maggioranza e opposizione: tregua per un giorno

Pietro De Leo
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Sembra quasi una metafora della «Tregua di Natale», la vicenda accaduta a cavallo del 25 dicembre 1914, quando in svariati punti del fronte occidentale della Grande Guerra, militari delle truppe britanniche e inglesi si incontrarono nella «terra di nessuno» per scambiarsi piccoli doni e giocare a calcio. L’altra sera, così, è scoppiata la «tregua di Capodanno». Attorno al messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le cui parole sono diventate approdo di pressoché tutte le forze politiche. Ognuno ne ha trovato un rigo, un brano, un periodo da far proprio, e trarne alimento per le proprie istanze. C’è da dire che è quasi una prassi, e però quest’anno il discorso del Capo dello Stato è parso particolarmente inclusivo, sia insistendo sul complicato scacchiere geopolitico, per poi virare sul rispetto verso le donne (alla luce delle tragedie accadute in coda all’anno di Giulia Cecchettin e Vanessa Ballan) e l’inclusione al lavoro delle nuove generazioni.

 

 

 

Non sono mancati, poi, passaggi sul tema ambientale e sulla necessità di preservare l’unità nazionale, anche rifuggendo da una logica di scontro politico incentrato sull’individuazione del nemico. Un filo teso sul mantenimento della coesione sociale, dunque, che prende corpo dalla premessa: con gli sconquassi in corso in campo internazionale, in cui il tema guerra è diventato centrale, è necessario tenere insieme la società sul piano interno. E si tiene insieme la politica, almeno alle soglie del 2024.
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha composto il numero telefonico del Quirinale e ha avuto un colloquio con Mattarella, nel corso del quale, spiega una nota di Palazzo Chigi, «ha definito quello del Presidente un intervento di grande profondità e visione, in particolare nel cammino verso la pace e la fine dei conflitti». Inoltre, è stata espressa «gratitudine» riguardo alla «specifica attenzione prestata dal Capo dello Stato alle giovani generazioni». Il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega Matteo Salvini, poi, ha visto come «significativo», il punto in cui «il Presidente censura la tendenza a diffondere fal. sità contro chi viene considerato avversario e addirittura nemico. Un passaggio, questo, particolarmente prezioso per chi, come la Lega, ha subito e sta subendo aggressioni mediatiche e non solo».

 

 

È evidente il riferimento agli attacchi che il ministro delle infrastrutture ha ricevuto dalla sinistra dopo l’inchiesta sulle commesse Anas che ha coinvolto Tommaso e Denis Verdini. Ancora nel centrodestra, il vicepresidente del Consiglio e Segretario di Forza Italia Antonio Tajani ha posto l’accento su «libertà, pace, rispetto della persona, difesa degli anziani, fiducia nei giovani, dignità del lavoro» che «sono i valori ai quali ci richiama il Capo dello Stato. Li condividiamo e riteniamo i principi ispiratori della nostra azione politica da trasformare ogni giorno in fatti concreti». Anche nel lato sinistro del quadro politico, c’è un puzzle di consensi. A partire dalla Segretaria Pd Elly Schlein. Mattarella, dice, «ha riaffermato i valori e i principi della Carta Costituzionale riuscendo a calarli nella contingenza politica, economica e sociale che il Paese il pianeta stanno vivendo». Giuseppe Conte, numero uno del Movimento 5 Stelle, ha sottolineato invece l’«inequivocabile stimolo a cambiare le cose, a non rassegnarci. Non possiamo che accogliere l’appello a non abituarci all’orrore della guerra e a lavorare subito, urgentemente, per la pace».

 

 

Dai Verdi, Angelo Bonelli evidenzia l’«urgenza di affrontare la crisi ambientale riferendosi ai giovani che in nome della solidiarietà spalavano fango durante le elusioni o di chi si batte contro la violenza della camorra o della mafia». Plauso anche dalla Seconda e Terza Carica dello Stato. Ignazio La Russa si è detto «emozionato» nel «sentire la parole "patria" e "orgoglio negli italiani" accostate a libertà, uguaglianza, giustizia, pace». Lorenzo Fontana ha ringraziato Mattarella «per le parole di fiducia e di incoraggiamento al popolo italiano». Che il fiume di miele scorso poco prima di far saltare i tappi di spumante sia il segno di un cambiamento? Difficile, alla vigilia di un anno elettorale. Ma, almeno per una volta, la politica ha fatto a meno dei «botti».

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