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Pd, pressing su Schlein per candidarsi alle Europee: lo stratagemma per non perdere la segreteria

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Candidarsi o non candidarsi alle europee? Al momento, Elly Schlein, attende. E resiste anche alle pressioni che, riferiscono fonti parlamentari dem, arrivano dagli esponenti a lei più vicini. Una discesa in campo della leader, viene spiegato, aiuterebbe a ’blindare’ la segreteria anche con un risultato al di sotto della soglia psicologica del 20 per cento. Il ragionamento è che, facendo il pieno dei voti sul proprio nome, nessuno potrebbe contestare l’appeal della segretaria sull’elettorato. Anche perché, si dicono convinti alcuni esponenti dem, Schlein al momento gode di un consenso che tracima gli argini del partito, al contrario del ’brand’ che sembra non riuscire a staccarsi da quel 20 per cento di media che i sondaggi gli assegnano. La partita, comunque, è tutta da giocare e i competitor sembrano quanto mai agguerriti. E non solo a destra.

 

 

Giuseppe Conte continua a ’sfidare’ il premier sui dossier più scottanti, primo fra tutti il Mes, accreditandosi così al ruolo di anti-Meloni in competizione con la stessa Schlein. Candidarsi, magari in un contesto che dovesse veder correre anche la leader di Fratelli d’Italia, sarebbe per Schlein un modo per conservare i galloni di ’antagonista’ della prima presidente del Consiglio donna. E su quel terreno, Conte non si metterebbe a inseguire il presidente del Consiglio e la segretaria. Il presidente M5s ha spiegato, infatti, di non avere intenzione di candidarsi. Questo per due ragioni: la prima è che non intende ’ingannare’ gli elettori con una candidatura ’fittizia’ che, comunque, non lo porterebbe al Parlamento di Strasburgo. Quale che sia il risultato, infatti, Conte opterebbe per il seggio a Roma, così come farebbe anche Schlein, d’altra parte. In ogni caso, il M5s non ha ancora messo mano al dossier delle liste europee, fedele al mantra «focus sulla manovra». Ora, archiviata la legge di Bilancio, c’è l’intenzione di affrontare la questione di petto, a partire da metà gennaio.

 

 

Più o meno quando anche il Pd comincerà ad affrontare la questione, a partire dal ruolo della leader. Se trainare voti con il proprio nome fa pendere la bilancia verso la candidatura di Schlein, ci sono un paio di fattori che frenano la discesa in campo: Meloni potrebbe prendere molti più voti della segretaria e metterne in discussione la leadership nel Pd. C’è poi da considerare la ’questione femminile’: alcune potenziali candidate donne del Pd prenderebbero male una candidatura di Schlein che toglierebbe posti alle dem in lizza per un tandem con un esponente di spicco, come Dario Nardella o Nicola Zingaretti. Più difficile che Schlein scelga di candidarsi in tutte le circoscrizioni.

 

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