Giustizia, l'intervista a Pittalis (FI): “È necessaria una riforma culturale”
Politica e toghe un binomio incandescente che coinvolge addetti ai lavori e semplici cittadini. Allo stato attuale il muro contro muro è evidente. Per comprendere il cantiere giustizia Il Tempo ha intervistato il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, Pietro Pittalis (Forza Italia).
Onorevole una settimana a dir poco complessa, a causa delle dichiarazioni del ministro Guido Crosetto e non solo, quella che si sta per concludere.
«Queste situazioni avvengono quando la politica avvia un processo riformatore. Sarà una coincidenza ma a pensar male, diceva qualcuno nel passato, forse ci si azzecca».
Ieri è andato in scena un plenum straordinario del Csm, a cui hanno partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Guardasigilli Carlo Nordio.
«Ascoltiamo sempre con interesse e rispetto le parole del Capo dello Stato che è il vero garante sia dell’unità nazionale sia in ambito giudiziario, dato che tra le sue funzioni c’è appunto quella di presiedere il Csm. Dalle affermazioni del ministro Nordio è arrivata la conferma della necessità di fare una profonda riforma - anche culturale - della giustizia. Alcuni provvedimenti, come la cancellazione del reato di abuso di ufficio per fare un esempio, sono già al Senato».
“Bisogna rimettere l'immunità parlamentare”. La provocazione di Paragone sulla Giustizia
Proprio i più critici verso la maggioranza sostengono che la riforma stia giacendo a Palazzo Madama.
«Assolutamente no. I tempi sono dovuti alla fisiologica attività parlamentare, penso che si potrebbe chiudere entro gennaio del prossimo anno, se non prima. Poi c’è un’altra riforma che per Forza Italia è molto importante. Mi riferisco alla separazione delle carriere tra pm e giudici. Deve essere portata avanti perché si tratta di una modifica di sistema. Viaggerà parallelamente a quella del premierato, entrambe sono riforme costituzionali. Preciso che l’una non esclude l’altra».
Prove tecniche di pace governo-magistratura. "Leale collaborazione", parla Nordio
Quale idea si è fatto del caso del sottosegretario Andrea Delmastro?
«Per chi come noi fa del garantismo un principio cardine è evidente che un rinvio a giudizio di per sé non significa nulla. Il caso Delmastro è emblematico di una certa cultura giuridica. Proprio i pm avevano chiesto l’archiviazione, ritenendo manifestamente infondata l’accusa. Al di là dell’aspetto tecnico questa vicenda non ha alcun rilievo, anzi il sottosegretario Delmastro deve andare avanti perché sta facendo un lavoro straordinario. Dunque respingiamo al mittente le richieste di dimissioni, puramente strumentali. Mi faccia aggiungere una cosa».
Prego.
«Si parla quasi sempre di giustizia penale, però non dobbiamo dimenticare la riforma del sistema processuale civilistico: priorità che non può essere rimandata. Bisogna intervenire sulle criticità del processo che la riforma Cartabia non ha sanato. Altrimenti rischiamo di restare indietro rispetto agli altri Paesi europei».
Mario Sechi, stoccata a Santalucia: la prova che certe toghe sono contro il governo