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Berlusconi, la resa dei nemici: gli storici rivali lo onorano

Edoardo Romagnoli
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Silvio Berlusconi ha diviso l’Italia. Da una parte chi lo sosteneva, a volte adorandolo, dall’altra chi lo combatteva, a volte odiandolo. La morte però rende belli e alla notizia della sua scomparsa anche i più acerrimi nemici hanno voluto rendere omaggio all’uomo prima ancora del personaggio. Un clima di pacificazione dopo anni di battaglie che dovrebbe essere coltivato per fare in modo che non finisca oggi dopo i funerali ma che possa segnare un nuovo corso per la politica. Uno dei primi a rendere l’onore delle armi è stato Michele Santoro: «La tristezza non è solo del popolo berlusconiano, la sento anche io, che pure l’ho sempre contrastato». Inevitabile il ricordo della puntata del 10 gennaio 2013 di «Servizio pubblico» resa celebre dalla «spolverata» di Berlusconi alla sedia su cui era seduto Marco Travaglio. «In una pausa della trasmissione, mi prese per un braccio: "Michele, ma come ci stiamo divertendo?" Questo dice molto sul personaggio».

 

 

Achille Occhetto, che nel 1994 perse con la sua «gioiosa macchina da guerra» contro Berlusconi, lo ha ricordato come «una persona che merita rispetto» dicendosi «addolorato per la sua scomparsa». Un altro grande avversario politico è stato Romano Prodi che parlando del Cavaliere ha detto: «Lo ricordo come un leader politico che, nel suo lungo e intenso impegno pubblico, ha esercitato una grande influenza nella vita del nostro Paese, incidendo non solo sulle istituzioni ma anche nella vita di tutti i cittadini». Aggiungendo di «aver apprezzato il suo sostegno alla causa europeista, soprattutto perché confermato e ribadito in un periodo in cui il nostro comune destino europeo era messo duramente e imprudentemente sotto accusa». Avversari sì ma senza mai scadere nell’attacco personale. «Nel nostro lungo confronto politico abbiamo rappresentato mondi diversi e contrapposti ma la nostra rivalità non è mai trascesa in sentimenti di inimicizia sul piano personale mantenendo il confronto in un ambito di rispetto reciproco». Per Pier Luigi Bersani che nel 2013 sfidò il giaguaro alle elezioni politiche i funerali di Silvio Berlusconi saranno «come quelli di un regnante». Per l’ex segretario nazionale del Partito democratico il Cavaliere aveva un dono: «L’empatia, che riguarda molto il rapporto con gli strati popolari». Parliamo di una «personalità non riproducibile, il cui principale tratto era il vitalismo inesausto». In realtà i due si erano già trovati "vicini" il 13 dicembre del 2009 quando Berlusconi venne colpito da una statuetta in pieno volto. Bersani andò a trovarlo in ospedale tenendogli la mano per mezz’ora mentre conversavano o almeno così raccontarono le cronache del tempo. «In verità fu lui a tenere la mia - ha ricordato Bersani - Ci riconoscevamo reciprocamente un tratto di umanità anche se io pensavo che la sua fosse più controversa. Dentro quel vitalismo c’era una capacità che mi ha sempre colpito. Era uno che faceva i suoi affari ma trasmettendo una generosità che affascinava. Ne ho avuto tante prove incontrando la gente anche più umile».

 

 

Rimanendo nella galassia Dem un messaggio lo ha mandato anche Massimo D’Alema che ha ammesso come: «È indiscutibile il suo contributo alla creazione di una destra democratica europea». In linea anche il messaggio di Debora Serracchiani del Pd: «La sua influenza politica è stata senza pari nel centrodestra». Tanti gli avversari politici ma anche tanti gli avversari togati soprattutto nella Procura di Milano. Come dicevamo però davanti la morte, nonostante alcune eccezioni, anche l’avversario peggiore viene visto sotto una luce più umana e così Marcello Viola, procuratore di Milano, saputa la notizia della scomparsa del Cavaliere ha avuto parole di riconciliazione. «Esprimo un sentimento di umana partecipazione per la famiglia Berlusconi per una persona che ha segnato la storia dell’Italia. In questo momento deve prevalere questo sentimento».

 

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