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Maurizio Landini ormai parla di tutto tranne che di salari e operai

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Gaetano Mineo
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Sulle riforme, il governo Meloni viaggia spedito. Ieri, altra tappa: la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha avuto incontri bilaterali con i sindacati sulla riforma della Costituzione in senso presidenziale. «C'è stata condivisione sulla necessità di dare stabilità al governo – ha detto la ministra per le Riforme aperture importanti sul rafforzamento dei poteri del Presidente del Consiglio e anche sull'elezione diretta». In sostanza, per Casellati, c’è stato «un dialogo positivo e condivisione sui due pilastri sui quali si fonda la nostra proposta "aperta" di riforma costituzionale: stabilità ed elezione diretta».

Ma il segretario della Cgil s’è manifestato più politico che sindacalista. D’altronde, dopo l'abbraccio con Elly Schlein, Maurizio Landini è tornato in casa dem. La rottura politica tra Pd e Cgil si era definitivamente consumata ai tempi di Matteo Renzi e della sua «disintermediazione»: il primo leader dem a sottrarsi alla tutela sindacale. Non a caso il Jobs Act è diventato il totem negativo da abbattere, e non è neanche un caso che proprio la segretaria Pd abbia fatto tutta la sua campagna congressuale contro quella riforma liberale del mercato del lavoro, additandola a simbolo di ogni male. Un abbraccio, quello di Landini, ricambiato, com’è noto dalla Schlein calorosamente indossando le magliette della Fiom, mandando su tutte le furie gli altri sindacati. Da qui i maligni pensano che Landini vorrebbe diventare il leader dell’opposizione. E dalle dichiarazioni di ieri, sembra aver imboccatola giusta strada.

«Di fronte alla crisi evidente della democrazia rappresentativa il tema principale è cambiare la legge elettorale» ha chiosato l’ex capo dei metalmeccanici, pensando, forse, a futuro approdo in Parlamento. Come suo stile politico, ha eretto una serie di muri: «Abbiamo detto al ministro Casellati che non abbiamo nessuna intenzione di aprire una trattativa che modifichi la nostra Costituzione o che, addirittura, introduca l'autonomia differenziata». Insomma, per Landini no a presidenzialismo o premierato e sì al cambio della legge elettorale. Il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, invece, ha parlato di «un confronto importante perché siamo entrati nel merito della proposta anche dal punto di vista tecnico». Come anche il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, secondo cui, «l'aggiornamento del sistema istituzionale è necessario per assicurare governabilità». 

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