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Stretta del governo per fermare i femminicidi: strage da interrompere

Dario Martini
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Il governo vara le nuove norme contro la violenza di genere. Un pacchetto di misure volto a fermare la strage dei femminicidi. Il disegno di legge è stato portato in Consiglio dei ministri da Eugenia Roccella (Famiglia e Pari opportunità) e Carlo Nordio (Giustizia) che hanno illustrato le principali novità. L’obiettivo è cercare di prevenire questo tipo di delitti, anche se come ha fatto notare la stessa Roccella «nessuna legge avrebbe potuto salvare» Giulia Tramontano, la 29enne uccisa a coltellate nella sua casa di Senago e per cui è stato arrestato il compagno Alessandro Impagnatiello. Anche il Guardasigilli ha sottolineato come «per quanto le pene siano elevate non costituiscono mai una deterrenza assoluta contro i reati di genere». Ciò che serve davvero «è un’operazione culturale». Stesso concetto affermato dalla collega: «Le norme non bastano senza cambiamento culturale». Motivo per cui in autunno verrà avviata una campagna nelle scuole per portare le vittime di violenza negli istituti a raccontare le loro storie agli studenti.

 

 

Per prima cosa vengono rafforzate le misure cautelari nei confronti dei soggetti considerati violenti: ammonimento, braccialetto elettronico (diventerà la norma), obbligo di rispettare la distanza minima di avvicinamento di 500 metri dalla vittima (oggi molto spesso si limita a soli 50 metri). Distanza da calcolare rispetto alla casa familiare e da altri luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa. Il disegno di legge conta 15 articoli e punta soprattutto alla prevenzione per evitare che i cosiddetti «reati spia» possano poi degenerare in fatti più gravi. Come ha detto Roccella, «vogliamo rafforzare soprattutto le misure cautelari e quindi l’ammonimento, che è il cartellino giallo per l’uomo violento, il braccialetto elettronico che c’è e va usato di più, e l’obbligo di distanziamento». In particolare, le pene per i reati di percosse, lesioni personali, violenza privata, minacce gravi, atti persecutori, revenge porn, violazione di domicilio e danneggiamento sono aumentate «se il fatto è commesso, nell’ambito di violenza domestica, da soggetto già ammonito. Si stringono anche i tempi di azione dei pubblici ministeri. In caso di omicidio o tentato omicidio e di altri reati «commessi in danno del coniuge, anche separato o divorziato, della parte dell’unione civile o del convivente o di persona che è legata o è stata legata da relazione affettiva ovvero di prossimi congiunti», il pm valuta, «senza ritardo e comunque entro 30 giorni dall’iscrizione del nominativo della persona nel registro delle notizie di reato, la sussistenza dei presupposti di applicazione delle misure cautelari».

 

 

Allo stesso modo, anche i giudici avranno un mese di tempo per decidere sull’applicazione delle misure cautelari. Possono sembrare tempi ancora troppo lunghi, ma non lo sono se si considera - come ha fatto notare Roccella - che oggi possono servire mesi se non anni per arrivare a prendere una decisione. Importante è anche l’articolo 9 del disegno di legge, quello che contempla il cosiddetto «arresto in flagranza differita». Di cosa si tratta? Prevede che anche video e foto possano essere utilizzati per far scattare l’arresto nei casi di maltrattamenti in famiglia. Nell’articolo 10, invece, è trattato il rafforzamento delle misure cautelari e dell’uso del braccialetto elettronico. Mentre prima il braccialetto elettronico veniva applicato solo su richiesta del magistrato ora sarà applicato di norma salvo che il magistrato dica che non ce n’è bisogno, e comunque con il consenso della persona interessata. Infine, viene introdotta la specializzazione dei magistrati, affinché siano sempre gli stessi a cui affidare questo tipo di processi.

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