Pnrr, Fitto: "Nessun ritardo". Stop al controllo della Corte dei Conti sui fondi
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è "uno strumento prezioso, che questo governo considera strategico e che intende utilizzare pienamente per portare avanti riforme strutturali, migliorare la competitività del Sistema-Italia e accelerare i processi di innovazione". Sono le parole con cui la premier, Giorgia Meloni, introduce la cabina di regia a palazzo Chigi sull'attuazione del Pnrr, per la messa a punto della relazione semestrale, mentre tengono banco le polemiche con la Corte dei Conti, che un emendamento dell'esecutivo al Dl Pa esclude dal controllo sugli obiettivi del Piano. Il ministro competente, Raffaele Fitto, spiega però che non c'è "alcuno scontro" con i giudici contabili, che domani saranno ricevuti per un incontro a palazzo Chigi, ma che il governo segue la legge.
Fitto lo sottolinea nel corso di una conferenza stampa convocata dopo la cabina di regia, in cui rimarca che l'Italia "ha il piano più grande a livello europeo, per un totale di 220 miliardi di euro. Questa dimensione ci fa capire anche la differenza di approccio rispetto all'impianto. Si è parlato molto delle rate, solo Italia, Spagna e Grecia hanno chiesto tre rate e anche questo è utile nella valutazione generale. Anche le modifiche del piano sono un altro tema di dibattito: rappresentano una importante fase di intervento e vanno verificate con gli altri Paesi, al momento solo 5 Paesi hanno presentato le modifiche e quindi siamo assolutamente nei tempi, non ci sono i ritardi di cui spesso sento parlare".
Nessun ritardo, ma serve tempo per valutare bene le modifiche che si sono rese necessarie per le mutate condizioni generali. "Il Piano è nato in un periodo storico diverso da quello attuale. La guerra di aggressione della Federazione Russa all'Ucraina, e gli shock energetici, economici e sociali che ne sono seguiti, hanno fatto emergere nuove priorità di cui è necessario tener conto e la conseguente necessità di aggiornare il Piano", sottolinea Meloni.
"Le raccomandazioni dell'Ue - spiega Fitto - sono analoghe a quelle di altri Paesi, e per altri sono molto più stringenti. La Commissione indica come raccomandazione anche un coordinamento tra il Pnrr e le politiche di coesione, e il governo lo ha fatto fin dall'inizio per giungere a una visione unica e organica". Una visione che permetta di modificare il Pnrr dove va modificato, stando nei tempi, che sono fondamentali: "Stiamo ragionando su tutti gli obiettivi delle prossime scadenze fino a giugno 2026, la modifica di un obiettivo intermedio deve essere accompagnata dallo studio dell'impatto sugli obiettivi successivi. Lavoriamo per ridurre i tempi per presentare queste modifiche. Bisogna fare molto velocemente ma non fare in fretta, perché a fare in fretta si rischia di fare errori".
Il ministro fa anche esempi concreti: "Uno degli obiettivi al 30 giugno è quello dell'assegnazione dei lavori per gli asili nido e se il governo cambia scadenza non lo fa per non finanziare gli asili nido, ma per dare tempo, con un traguardo intermedio, di finire i lavori per gli asili nido, esattamente il contrario di quanto spesso viene detto. Il governo ha un orizzonte di legislatura".
Sul fronte Corte dei Conti, per Fitto "la delibera 17 della Corte determina una responsabilità del dirigente nel non aver raggiunto un obiettivo della quarta rata, ma la verifica del raggiungimento di un obiettivo non è competenza della Corte dei Conti, e inoltre è necessario che si attivi la quarta rata: non si può fare una verifica su un obiettivo di una rata non ancora attivata".
In ogni caso, "la delibera che istituisce il collegio del controllo concomitante fa riferimento a una legge che risale a prima che venisse deciso il Pnrr, e non fa alcun riferimento al decreto legge 77 del governo Draghi, che noi siamo convinti vada applicato". In mattinata anche il vicepremier Antonio Tajani era intervenuto sul tema in modo netto: "I giudici contabili devono controllare, non tocca ai giudici fare le proposte. I giudici giudicano, la magistratura deve esercitare il potere giudiziario, non il potere politico".