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“Noi Moderati” diventa partito: via alla nuova fase con Lupi presidente

Pietro De Leo
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L’importanza di rafforzare il «centro del centrodestra». La rilevanza dei valori come popolarismo, famiglia, sussidiarietà. Questo il filo conduttore al centro del Congresso Nazionale, tenuto a Roma, di «Noi moderati», che ora ha assunto a tutti gli effetti i connotati di un partito. Presidente Nazionale è stato eletto Maurizio Lupi, coordinatore politico Saverio Romano, vicepresidente Pino Galati. Inizia quindi un percorso, filtra dall’assise, per cercare di aggregare il più possibile un segmento importante del centrodestra, ma su cui gravita una pluralità di sigle. «Una nuova sfida – dice Maurizio Lupi al taccuino de Il Tempo a margine dell’iniziativa - ed è sintetizzata dal titolo del nostro congresso "Il futuro è adesso". Circa otto mesi fa, gli italiani hanno deciso di affidare a un governo politico di centrodestra il compito di cambiare l’Italia. E proprio per questo, allora, dobbiamo costruirla adesso. Il contenuto dei moderati, in questo, è determinante». Come si può creare sinergia tra le varie realtà di centro? «In due modi: intanto, con la consapevolezza che, contrariamente a quanto accaduto nel Terzo Polo, quel che ci unisce non è un’idea astratta, solo per prendere dei voti. E poi con la presa d’atto che continuare a dividerci rende solamente ininfluente la nostra proposta politica: tanti piccoli De Gasperi non fanno un De Gasperi. Fra un anno, alle europee, la sfida sarà ridare forza ai popolari anche in Italia, e noi dobbiamo lavorare su questo».

 

 

Dunque da lì si avvia una riflessione sul lavoro del governo e sulla prospettiva, anche territoriale. Lo testimonia il saluto del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. C’è anche, in rappresentanza del Pd, la senatrice Beatrice Lorenzin che porta i saluti di Elly Schlein e ragiona: «Ogni congresso è una festa per la politica e per la democrazia». Tornando al centrodestra, presenza fisica di Fratelli d’Italia, poi, è il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che osserva: «Possiamo lavorare per dare vita a un’area politica che è maggioritaria nel Paese. Non dobbiamo avere paura, dalla nostra parte abbiamo il popolo italiano». Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, invece, fa avere un video registrato prima della partenza per il G7: «Un congresso - osserva - non è mai una perdita di tempo, è il sale che dà sapore a una forza politica». E aggiunge: «In questi quasi otto mesi di governo io ho letto di tutto. Ogni giorno apro i giornali e scopro che sto litigando con qualcuno, vengo a sapere che la maggioranza è spaccata e che discute su tutto, che si accapiglia. La verità, è ovviamente molto diversa. Non solo stiamo governando con coesione, con compattezza, con grande velocità e con grande concretezza».

 

 

Sul palco è salito Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia e vicepresidente del Consiglio, che porta i saluti di Silvio Berlusconi, accolti con un applauso dall’uditorio. «Forza Italia è la terza forza politica alle amministrative, e se aggiungiamo i voti di Noi Moderati la nostra percentuale diventa rilevante. Cosa voglio dire? Che c’è un grande spazio politico che noi insieme dobbiamo assolutamente occupare. Abbiamo visto che il sogno di dar vita al Terzo Polo è un po’ sfumato. La scelta del Pd di spostarsi molto a sinistra, e io non credo che tanti ex democristiani o ex socialisti ritengono di dover continuare un percorsi che li porterebbe a essere parte di una sinistra sempre più estrema, abbandonando uno spazio sempre più rilevante a centro. E noi abbiamo il dovere di essere punto di riferimento nuovo di questo elettorato». Giovanni Toti, leader di Italia al Centro e Presidente della Liguria, lancia un appello alle altre forze dell’area centrista, a «metterci insieme, anche a livello nazionale, in un’organizzazione federale senza cancellare quelle peculiarità che hanno reso forte i nostri territori». In video-collegamento, poi, interviene Matteo Salvini: «In questo governo tutti sono indispensabili. È come un lego, senza un mattoncino, non si costruisce la casa. Ovviamente, c’è chi numericamente è più pesante, e chi magari lo sarà in futuro. Però dobbiamo ritenerci assolutamente tutti indispensabili». La sintesi del messaggio politico dell’assise viene tracciata da Lupi, nell’intervento conclusivo: «La somma di sigle non danno la somma dei voti delle singole sigle, lo sappiamo, abbiamo le cicatrici per aver fatto quell’errore: ora la sfida è quella di riaggregare, di mettere insieme, non di dividere. Questa è la strada da cui partire».

 

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