Maltempo, affondo di Musumeci contro le Autorità di bacino e i troppi vincoli
«Tragedie di queste dimensioni sono sempre inevitabili. Si possono solo limitare i danni con una seria prevenzione strutturale. Non ho il quadro completo degli interventi eseguiti in Emilia Romagna contro il dissesto idrogeologico e non voglio alimentare polemiche. È chiaro però che il problema esiste ed è nazionale». Ad alzare la voce dopo l’alluvione e i tanti morti nella zona è Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare in un’intervista al Messaggero. In particolare l’ex presidente della Sicilia individua una responsabilità: «La mancata prevenzione è il problema. Negli anni, con vari fondi, lo Stato ha messo a disposizione delle sue articolazioni significative risorse contro queste emergenze. Diversi miliardi. Risorse rimaste per gran parte inutilizzate. È mancata la consapevolezza della gravità del fenomeno. Le difficoltà di spesa non sono solo nelle Regioni. Gli stessi enti locali spesso non hanno sufficienti strutture tecniche e amministrative per mettere a terra i fondi».
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«È - prosegue Musumeci - un limite culturale e politico. Dobbiamo lavorare di intesa con le Regioni e, ritengo, pensare ad una struttura agile, snella, presso la presidenza del Consiglio. Le Regioni debbono occuparsi in autonomia della prevenzione contro il dissesto, ma all’interno di una strategia nazionale che è mancata. Lo Stato deve limitarsi al ruolo di arbitro. Ma se c’è una rissa in campo deve intervenire avocando a Roma una competenza che appartiene all’articolazione periferica. Lo Stato deve fare lo Stato. Se si omette un intervento su un’asta fluviale che può determinare distruzione e morte, Roma non può girarsi dall’altra parte».
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«Stiamo pensando a uno strumento per velocizzare le gare e dunque la costruzione delle opere - annuncia Musumeci -. I Fondi di coesione rimasti nel cassetto? Utilizzato il 34%. Spesso lo dico da ex governatore, non è mancata la volontà ma la capacità di spenderli. Troppi vincoli e troppa burocrazia. Dobbiamo rivedere anche la normativa sulle autorizzazioni ambientali e, proporrei, le competenze delle Autorità di bacino. Sono leciti i dubbi sull’effettiva capacità di queste strutture di far fronte ai loro obblighi, per la vasta competenza territoriale, per carenza di strumenti e di personale».