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Roccella, il sostegno di Schlein alle contestatrici fa crescere il mal di pancia nel Pd

Claudio Querques
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Il sostegno della Schlein alle contestatrici della ministra Eugenia Roccella al Salone di Torino è solo l’ultimo episodio. Dove è finito il partito plurale? Messi in fila uno dopo l’altro questi «singolarissimi eventi» - come le voci critiche pd le definiscono - hanno fatto salire il tasso di insofferenza dei cattolici dem. Non escono ancora allo scoperto per non essere accusati di lanciare un ponte verso Matteo Renzi. Accusa ricorrente di questi tempi. È un fatto però che per 15 anni il Pd è stato un partito-Gattopardo. Dove per non urtare le diverse sensibilità si è casomai deciso di non decidere. Se proprio era necessario meglio le mezze porzioni. Ecco che ora invece Elly s’è messa a distinguere le sue idee da quelle che nel partito non sono condivise. Lo ha fatto per la maternità surrogata e – a pensarci bene-  anche per l’inceneritore romano «una decisione già presa». C’è insomma una rivolta sommersa che cova e potrebbe esplodere al prossimo incidente di percorso.

 

 

A lamentarsi non sono solo i tre exparlamentari di Area riformista, l’ex deputato Stefano Ceccanti, l’ex vice-ministro all’Economia, Enrico Morando e l’ex senatore Giorgio Tonini che hanno scritto una lettera aperta. Il malumore è diffuso. Da Silvia Costa a Valeria Fedeli, l’ex ministra dell’istruzione che considerava un arretramento inserire nel Ddl Zan la discriminazione per sesso perché le donne non andavano considerate minoranza. A dir poco perplesse sembrerebbero anche l’ex forzista Beatrice Lorenzin, l’europarlamentare Patrizia Toia, la senatrice Valeria Valente, lo storico Giuseppe Vacca. C’è chi rimpiange il clima liberal che si respirava ai tempi dell’Ulivo, quel rapporto fatto di relazioni più equilibrate con la Chiesa e, a Bologna, in particolare, con il cardinal Matteo Maria Zuppi, attuale presidente della Cei. Le questioni urticanti non sono poche: i paletti sulla 194; la legge 40 che regolamenta il ricorso alle tecniche di procreazione assistita; la gestazione per altri; l’eterologa per donne singole e la maternità surrogata. Turbamenti della giovane Elly. Dilemmi etici irrisolti.

 

 

C’è persino chi nella polemica sui diritti Lgbt tra Justin Trudeau e Giorgia Meloni ha visto lo zampino dem. Tra i primi a commentare quel gelido botta e risposta – si fa notare - Alessandro Zan, il parlamentare al quale Elly ha consegnato chiavi in mano la delega sui diritti civili. Una scelta di campo, un segnale forte confermato nella scelta a senso unico di chiamare nella segreteria Marco Furfaro e Marta Bonafoni. Il Canada di Trudeau, sia detto per inciso, insieme alla California è lo Stato di riferimento dei «padri arcobaleno», il più noto dei quali è l’ex governatore pugliese Nichi Vendola. L’area cattolica riformista insomma è sempre più in sofferenza. Ci si è si resi conto che nel Partito democratico sta cambiando l’intera sintassi. Nato nel 2008 per tenere insieme più anime, con una sua visione prospettica, il partito del Nazareno rischia di passare dal multicolor alla bianco e nero. La sinistra-sinistra chiede alla Schlein di andare fino in fondo, uscire dai quiproquò, usare un linguaggio ancora più diretto e carismatico uscendo dai proclami. Mercoledì prossimo in commissione Giustizia della Camera verranno messi al voto gli emendamenti per consentire ai sindaci di poter registrare i figli delle coppie omogenitoriali. La Schlein chiede ai suoi di votare contro la trasformazione in reato per il ricorso all’estero della maternità surrogata. Sempre che nel frattempo non si perdano altri pezzi.

 

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