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Alluvione in Emilia Romagna, Schlein doveva prevenire il dissesto idrogeologico

Dario Martini
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«Basta con la politica del no a tutto portata avanti da Schlein e da chi crede nella decrescita felice». A dirlo è Matteo Salvini, che chiede di mettere da parte lo «pseudo ambientalismo ideologico» che ha contribuito a far sì che nel corso degli anni si sia fatto poco o nulla per prevenire il dissesto idrogeologico e mettere in sicurezza fiumi e corsi d’acqua. Perché se non si fa prevenzione poi avvengono tragedie come l’alluvione in Emilia Romagna. Il vicepremier cita la segretaria del Pd, e non ci poteva essere esempio più calzante, dal momento che proprio Schlein, dal 28 febbraio 2020 al 24 ottobre 2022, nel ruolo da vicegovernatrice dell’Emilia-Romagna, deteneva la delega al «Patto per il clima». Di cosa si tratta? Nonostante abbia un nome vago e generico, questa delega è molto importante, perché Schlein aveva il compito del «coordinamento inter-assessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica». Ossia, mettere in sicurezza il territorio. Tra il 2015 e il 2022 l’Emilia-Romagna ha ricevuto oltre 190 milioni per costruire 23 casse d’espansione (le opere che prevengono dalle esondazioni di fiumi e torrenti), ma solo dodici sono funzionanti. Insomma, era proprio Schlein a doversi occupare del rischio idrogeologico. Oggi pare esserselo dimenticato? Ha proposto al governo di utilizzare i fondi del Pnrr, dirottandoli dai progetti già finanziati. Per mesi il Partito democratico ha respinto con forza ogni ipotesi di rivedere il piano finanziato dall’Europa e ora chiede il contrario. Infatti, sia il ministro Raffaele Fitto che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, le hanno fatto notare che non è possibile, proprio perché i progetti del Pnrr sono già finanziati e hanno delle scadenze da rispettare.

 

 

 

 

Schlein schiva le domande sul suo ruolo quando faceva parte della giunta dell’Emilia Romagna. Intervistata tre giorni fa in un forum organizzato da la Repubblica, ha detto: «Non sono una tecnica. Sicuramente c’è un tema di politiche di contrasto al consumo di suolo, di adattamento e di prevenzione». La situazione in Emilia Romagna è sotto gli occhi di tutti.«Al di là di ogni cambiamento climatico tanti agricoltori, tanti imprenditori, mi sottolineano la mancanza di manutenzione degli argini, che sicuramente non hanno aiutato l’acqua a scorrere verso il mare - racconta Salvini - È necessario dire a voce alta che l’emergenza drammatica di questi giorni è figlia anche di scelte sbagliate ed è ridicolo dare la colpa all’emergenza climatica. Occorre dragare i fiumi, controllare gli argini e costruire dighe capienti mettendo da parte l’ambientalismo ideologico seguito da Schlein che ha portato avanti solamente la politica dei no. A Faenza non sono stati ascoltati i contadini che segnalavano i pericoli per gli argini indeboliti anche per colpa dei roditori». Proprio così. «C’è uno pseudo ambientalismo ideologico che non voleva mettere a posto gli argini per salvare le nutrie e i topi e così fa male all’uomo e all’ambiente stesso», spiega Salvini. «Mi stanno a cuore i topi, ma anche gli uomini...», aggiunge. Quello delle nutrie è un problema che si trascina da tempo. Erodono i canali e danneggiano i campi. C’è chi vorrebbe sterminarle. Ma gli animalisti insorgono ogni volta che si cerca di eliminare i roditori: non hanno colpe, dicono, gli argini cedono per l’incuria dell’uomo. Il tema è dibattuto anche in seno alla comunità scientifica. Alcuni esperti mettono in guardia pure da talpe e istrici. Il problema è reale. Ma nessuno interviene.
 

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