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Emilia Romagna, il ministro Ciriani: "Le risorse ci sono, mettiamo in sicurezza le aree a rischio"

Dario Martini
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Le misure per far fronte all’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna arriveranno in Consiglio dei ministri martedì. «È un pacchetto molto completo, ci stanno lavorando tutti i ministeri. La prima cosa sarà la sospensione degli adempimenti fiscali di prossima scadenza». Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, indica quali sono le direttrici su cui si sta muovendo il governo per far fronte al disastro che ha colpito migliaia di famiglie. Ma, intanto, guarda già al futuro, alla necessità di mettere in sicurezza una volta per tutte intere aree del Paese per troppo tempo trascurate. «È urgente - spiega - che le Regioni utilizzino subito i fondi assegnati e non ancora utilizzati».

Ministro Ciriani, quali sono nel dettaglio le misure in arrivo?
«Si va verso la sospensione degli oneri, versamenti e adempimenti fiscali. Poi ci sarà una serie di interventi sul welfare per coloro che non possono lavorare perché le loro aziende sono bloccate. Sarà prevista la sospensione delle attività di alcuni tribunali fuori servizio. Altri provvedimenti li sta preparando il collega Lollobrigida a ristoro dei danni nel mondo dell’agricoltura. Le linee generali sono queste».

Sarà dichiarato lo stato di calamità?
«Esiste già uno stato di emergenza dichiarato in occasione dell’alluvione di qualche settimana fa. Tutte le procedure che servono per garantire aiuti nei tempi più brevi e rapidi possibili verranno messe in campo».

Sebbene sia prematuro, è possibile fare una stima dei danni e delle risorse necessarie per farvi fronte?
«Direi di no, perché ci troviamo ancora nel cuore dell’emergenza. Non sappiamo se pioverà nei prossimi giorni, fino a che l’acqua non si sarà ritirata e non saremo tornati a un minimo di normalità purtroppo la stima dei danni è molto approssimativa».

Una volta superata la fase emergenziale il governo pianificherà interventi strutturali affinché tragedie come questa non si ripetano?
«La questione è molto complicata. Emergenze come questa sono destinate a ripetersi come la storia recente ci insegna. Mettere in sicurezza il territorio nazionale è un compito enorme, anche perché spesso si scontra con una situazione di mancata pianificazione urbanistica, con piani vecchi anche di cent’anni e situazioni diffuse di abusivismo. Ci sono case e interi paesi costruiti in aree golenali, o sottoposte a frane, o che prima non erano pericolose e che poi lo sono diventate con il tempo. È un problema enorme. Quello che però si può dire senza cercare alibi è che le Regioni spesso hanno risorse proprie ancora non utilizzate, quindi intanto è urgente che si faccia ciò che si può fare con i soldi che già sono stati assegnati».

Oggi la Camera ha approvato con la fiducia il decreto Bollette che prevede agevolazioni per il pagamento di luce e gas per il secondo trimestre. Adotterete misure di questo tipo anche per la seconda parte dell’anno?
«Lo verificheremo alla scadenza. Il tema delle bollette è stato il cuore della finanziaria della presidente Meloni. Voglio ricordare che complessivamente abbiamo destinato trenta miliardi al caro bollette, considerando la finanziaria, un altro decreto di nove miliardi e quest’ultimo. Ripeto: queste sono misure fondamentali per difendere le famiglie, soprattutto quelle povere. Quindi, se servirà, destineremo altre risorse alle bollette».

Il testo del decreto è stato corretto togliendo alcune norme non pertinenti e senza copertura, tra cui quella sulla stabilizzazione dei precari della sanità. Come mai ve ne siete accorti all’ultimo e come recupererete questi provvedimenti?
«I ministeri competenti hanno segnalato un problema di stima esatta delle coperture necessarie. Ma l’impegno del governo non viene meno. È un problema urgente che contiamo di risolvere quanto prima».

Quella di oggi è la seconda fiducia della settimana e la quattordicesima da inizio legislatura. Come mai vi avete fatto così tanto ricorso nonostante abbiate un’ampia maggioranza in Parlamento?
«Il tema è abbastanza complesso. Da un lato ci sono i decreti che vanno convertiti entro sessanta giorni. Dall’altro, c’è un problema soprattutto alla Camera, dove mettiamo quasi tutte le fiducie. Un problema di gestione dei tempi legati al regolamento di Montecitorio, per cui diventa difficile per il governo approvare queste norme senza rischiare che l’ostruzionismo o le trappole parlamentari le mettano a repentaglio. Sarebbe necessario mettere mano al regolamento della Camera affinché la gestione dei lavori sia più ordinata. Inoltre, nei primi mesi del governo Meloni c’è stata la necessità di dare risposte urgenti a tanti problemi. Questo è il motivo per cui il governo ha varato molti decreti: voleva dare il segnale chiaro di essere "sul pezzo" rispetto a questioni urgenti».

A quali questioni si riferisce?
«Penso ad esempio all’ergastolo ostativo, al decreto sulle bollette, a quello del primo maggio sul lavoro, al decreto Cutro sull’immigrazione. C’era un’oggettiva urgenza politica di dare dei segnali. Detto questo, da un lato stiamo cercando di fare decreti più omogenei, dall’altro contiamo di coinvolgere di più il Parlamento come è giusto che sia».

Come pensa di farlo?
«Spero di poter avere un rapporto collaborativo con l’opposizione, in modo tale da affrontare i testi in Aula senza dover ricorrere alla fiducia. Lo sforzo del governo e della presidente Meloni è cercare di limitare i decreti e aumentare i disegni di legge, per consentire alle Camere di avere a disposizione più tempo e tranquillità per l’esame dei provvedimenti».

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