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Riforme, le due ricette del centrodestra per avere governi forti e stabili

Edoardo Romagnoli
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Il governo di Giorgia Meloni incontrerà oggi le forze di minoranza per iniziare un percorso condiviso di riforme costituzionali. Già la ministra per le Riforme istituzionali Maria Alberti Casellati ha iniziato un giro di consultazioni con le opposizioni. Fratelli d’Italia spinge per il semi presidenzialismo alla francese, Forza Italia è d’accordo in linea di massima ma apre anche al premierato su cui si trova in sintonia anche la Lega che però si sta concentrando di più sulla battaglia dell’autonomia differenziata. Le opposizioni sono divise. Per il Pd no secco al presidenzialismo, mentre sono più possibilisti verso un cambiamento alla tedesca e l’introduzione della «sfiducia costruttiva» ossia quel sistema per cui il Parlamento non può sfiduciare il governo se prima non ha concesso la fiducia all’esecutivo successivo. Per l’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana la «Costituzione non si tocca, si applica», mentre Azione e Italia Viva sono d’accordo con la maggioranza sul premierato e rilanciano con il monocameralismo.

 

 

 

Ma che differenze ci sono fra le varie forme di governo? Partiamo da ciò che abbiamo oggi. L’Italia è una Repubblica parlamentare in cui il primo ministro viene nominato dal Presidente della Repubblica che può anche sciogliere le Camere. Fratelli d’Italia vorrebbe cambiare la norma costituzionale per virare verso il semipresidenzialismo alla francese ossia quel sistema per cui il governo si trova a dipendere dalla fiducia di due organi designati da due differenti consultazioni elettorali: il Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo, e il Parlamento. Il primo ministro viene nominato dal Presidente ma comunque ha bisogno della fiducia del Parlamento. Il presidenzialismo è quella forma di governo in cui il popolo elegge il presidente, che è sia capo dello Stato sia capo del governo, che concentra nelle sue mani il potere esecutivo. Essendo capo dello<ET>Stato non ha bisogno della fiducia del Parlamento. Simile ma diverso dal premierato, quella forma di governo in cui il popolo elegge il Parlamento e nello stesso giorno designa, anche senza lo strumento dell’elezione diretta, la figura del Primo ministro il cui nome corrisponde, di solito, al leader del partito o coalizione vincente. Un esempio è il Regno Unito, ma anche Israele dove c’è l’elezione diretta del Primo ministro. Poi c’è anche il cancellierato alla tedesca. Il cancelliere federale della Repubblica federale di Germania è il capo del governo federale, viene eletto dal Parlamento e su proposta del presidente federale della Germania e senza dibattito. Il cancelliere può essere rimosso prima della scadenza del suo mandato solo tramite l’istituto della sfiducia costruttiva. In ordine di importanza è al terzo posto dopo il presidente federale e il presidente del Parlamento, che in Germania si chiama Bundestag.

Ma come si cambia la Costituzione? L’articolo 138 della Carta costituzionale prevede che il Parlamento si esprima con quattro votazioni, due per Camera, tra la prima e la seconda votazione deve passare un periodo non inferiore ai tre mesi. Alla prima votazione è necessaria la maggioranza semplice, ossia la metà più uno degli aventi diritti al voto, mentre alla seconda serve la maggioranza assoluta, ossia la metà più uno dei presenti, per dare corso a un procedimento referendario di tipo confermativo. Oppure la maggioranza dei due terzi dei componenti, in questo caso non ci sarebbe bisogno del referendum. Le leggi sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o 500 mila elettori o 5 Consigli regionali.
 

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