La t-shirt Fiom di Elly Schlein fa infuriare Cisl e Uil. È asse con Landini
La Schlein scivola di nuovo sull’abbigliamento. Questa volta a far discutere non sono i colori ma la T-Shirt della Fiom indossata sabato scorso a Bologna. «Carissima Elly, tutti i leader del centrosinistra si sono sempre schierati con i metalmeccanici uniti e non tra i metalmeccanici – le ha scritto in un tweet Roberto Benaglia, segretario della Fim Cisl nazionale – 50 anni di lotte hanno insegnato ai metalmeccanici una cosa fondamentale: l’autonomia del sindacato dalla politica paga sempre!». Malumori che in vista della campagna di primavera lanciata dalla Triplice per contestare le politiche sociali e del lavoro del governo non promettono nulla di buono. «Sebbene legata ad una vertenza locale, (i lavoratori della Saga-coeffy di Giorgio Montano, ndr), è stata una nota stonata: la nostra era un’iniziativa sindacale, ognuno faccia il suo mestiere», bacchetta Elly, il leader Fim.
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Dopo aver sfidato sui temi etici la delicatezza emotiva della componente moderata del suo partito, Elly rischia di seminare zizzania anche nel sindacato. La Cgil che fischiava il segretario della Cisl Luigi Sbarra. La Uil contro la presenza ingombrante della Schlein che anziché entrare in punta di piedi monopolizzava l’attenzione al centro della piazza.
Elly e Maurizio, dunque. Prima l’incontro alla Leopolda, l’ ex stazione ferroviaria di Firenze, luogo simbolo di Matteo Renzi. Poi la campagna di primavera, una prova generale di quelle che potrebbero essere le manifestazioni contro le riforme costituzionali.
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L’Autonomia differenziata, l'elezione diretta del presidente del Consiglio. Risultato: si scrive Pd ma si pronuncia Cgil. E viceversa. Un copia-incolla di piattaforme per dimenticare litigi monumentali, asprezze ormai ventennali. Dopo Bologna sarà la volta di Milano (13 maggio) e Napoli (20 maggio). Obiettivo finale lo sciopero generale sul quale però già si annunciano divisioni.
Il leader della Cisl Sbarra ha già fatto sapere che non accetterà un'ulteriore “politicizzazione”. Che ritiene la riduzione del cuneo fiscale un passo avanti anche se insufficiente. Sui contratti a termine, chiede modifiche ma vuole continuare il confronto con il governo anche sulle pensioni. E Pierpaolo Bombardieri, segretario Uil, è meno critico ma sa che il “landinismo”, derivazione del movimentismo, non fa parte della sua cultura sindacale. Sarà un caso ma sabato scorso mischiato tra i 30 mila mancava non c’era il presidente pd Stefano Bonaccini che pure a Bologna è di casa.
Per non rubare la scena o una scelta precisa per differenziarsi?
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E’ un fatto che tra il pd versione Schlein e Cgil sia scoccata la scintilla. Un amore che riporta ai tempi ormai lontanissimi in cui la “sinistra-sinistra” era una cosa sola. Cinghia di trasmissione e partito. Non il materiale chiuso ad anello che trasmette il movimento rotatorio ma l’asse rigiMaggio A Napoli ci sarà un’altra manifestazione della Cgil do che mina la reciproca autonomia. Del resto, secondo una ricerca condotta da Ipsos qualche tempo fa il 40% degli iscritti alla Cgil alle ultime elezioni non avrebbero votato Pd ma Lega o 5Stelle. Ecco perché, ora che Giuseppe Conte si è defilato, Elly è tornata a Canossa. Nel frattempo, a riprova del nuovo sodalizio, Susanna Camusso, per 8 anni segretaria in Corso d’Italia e ora senatrice Pd, è stata nominata commissaria in Campania. Presenza non gradita dal governatore Vincenzo De Luca che persino sui social si è preso gioco di Elly perla sciagurata frase sull’armocromista personale.
Per la cronaca: prima della Camusso avevano seguito lo stesso percorso verso Montecitorio Daniele Epifani e Sergio Cofferati. Tre su tre. Porte comunicanti. Sospesa tra Vogue e la piazza, la neo-segretaria dovrà fare quindi più attenzione alle magliette da indossare. «In tempi in cui si parla tanto di dress-code non vedo nella presenza della Schlein a Bologna nessuna minaccia all’autonomia sindacale – la difende Natale di Cola, segretario Cgi Lazio - In passato le stesse critiche ci venivano rivolte per la presenza di Conte alle nostre manifestazioni. Ci accusavano di essere diventati grillini. Ed ecco che la storia di ripete».