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Sul 25 aprile la sinistra continua a soffiare sul fuoco: manifesti choc

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Attacchi del Pd a Meloni. Fischi ai sindaci di Genova e Palermo. Valditara contestato a Milano e Sgarbi a Viterbo

Pietro De Leo
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E se invece fossero proprio «loro» a rovinare il clima? Sì, «loro», quelli buoni e «democratici», che pretendono di dispensare lezioni di democraticità al prossimo, e danno anche le pagelle (sempre molto aride di «voti», ovviamente). Ieri Giorgia Meloni scrive una lettera al Corriere della Sera per affermare che nessuno nel suo partito ha nostalgie fasciste? Non va bene. Troppo poco. «Spiace che Giorgia Meloni, pur in uno sforzo che le riconosciamo, ma che mantiene una evidente reticenza, non riesca a dichiararsi antifascista», dice Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato. «Manca ancora un riferimento chiaro all’antifascismo. C’è un tentativo ma ho sempre la sensazione che si arrampichi sugli specchi», ragiona Roberto Speranza. Laura Boldrini sentenzia: «antifascismo è una parola bellissima e Meloni dovrebbe sentirla sua».

 

Il primo cittadino di Milano Beppe Sala avvisa che Giorgia Meloni, «riferimento di tutti noi italiani, dovrebbe non scrivere lettere ma metterci la faccia per esprimere con la sua voce ed il suo volto questa convinzione antifascista». Elly Schlein svicola e non commenta, a richiesta dei giornalisti, le parole di Giorgia Meloni al Corriere della Sera: «Oggi siamo qui ad onorare la Resistenza», di e durante la manifestazione di Milano.

Insomma, la commissione dei professori ha emesso sonora bocciatura. Mentre tutt’intorno pullulano segnali di intolleranza e odio, a vari livelli. Ignazio La Russa viene contestato addirittura da un gruppo di Italiani a Praga. L’Anpi se la prende con il sindaco di centrodestra a Casale Monferrato. Fischi li becca pure il primo cittadino di Grosseto. A Genova, proteste contro il sindaco Marco Bucci e il presidente della Regione Giovanni Toti. A Palermo fischiato il sindaco Roberto Lagalla.

 

Alcuni studenti di sinistra contestano il ministro Giuseppe Valditara a Milano. Stesso trattamento riservato a Viterbo al sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, il quale come testimoniano alcuni filmati ha ricevuto un vistoso rifiuto da parte del presidente locale dell’Anpi ad una stretta di mano. E a Napoli, poi, compaiono, vicino ai monumenti che commemorano la rivolta delle Quattro Giornate contro i nazifascisti, alcuni manifesti che raffigurano a testa in giù Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Matteo Piantedosi e Giuseppe Valditara.

 

Insomma, una carrellata di odio che si esibisce per tutta la giornata di ieri, e, mettendo al centro di tutto il fatto di Napoli, su cui sta indagando la Digos, emerge una grande contraddizione. Proprio quel mondo che rivendica l’antifascismo come fulcro di democrazia, in pratica lo trasforma nella sua negazione, che consiste nel negare il diritto di parola a esponenti politici eletti dal popolo.

A sinistra ciarlano di spirito unificante, ma poi considerano il 25 Aprile come una «cosa loro» opponendo una rigidissima selezione all’ingresso per la quale non hanno alcun titolo e alcun diritto. E rendendo materialissimo quel paradosso, in base al quale se si gonfia un valore d’ideologia si finisce poi per scivolare nell’esatto opposto.

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